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Gli zingari arrivarono al tramonto e si accamparono accanto alla chiesa della Madonna del Soccorso, dove c’era un orto senza recinto, piantato a ulivi. Tra un ulivo e l’altro accesero i loro fuochi, riparati dai carri disposti a semicerchio: quei fuochi erano per il ferro da battere, alimentati da corti manticetti che i loro figli manovravano quasi per gioco. Mentre gli uomini lavoravano, le donne si sparsero per il paese a tentare baratti e ad “indovinare la ventura”. In cinque, tre maritate e due ragazze, tutte belle e cenciose, di capelli corvini e occhi ancora più neri, ognuna scelse una casa, senza badare se avesse porta o portone.

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