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Si è svolto a Roma, presso la Sede della Delegazione della Regione, un briefing tra il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, l’assessore all’urbanistica ed al governo del territorio Michelangelo Tripodi ed i vertici nazionali delle Associazioni ambientaliste.
Il tema dell’incontro ha riguardato in particolare la demolizione degli ecomostri e l’istituzione dell’Osservatorio regionale del paesaggio (progetto pilota nazionale in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna), le cui linee-guida saranno presentate nel seminario “I nuovi piani paesaggistici regionali», programmato a Villa S.Giovanni per il 27 febbraio.
La Calabria è l’unica Regione italiana che ha finanziato la demolizione di nove “ecomostri” ed il conseguente ripristino delle aree ad uso pubblico, attraverso un accordo di programma quadro sottoscritto con il Governo nazionale.
Il presidente della Regione Calabria, Loiero, a margine dell’incontro, ha parlato anche della possibilità di costruire un nuovo termovalorizzatore in provincia di Cosenza. Ricordando che «non si può concentrare tutto su Gioia Tauro», Loiero ha sottolineato la necessità di costruire un nuovo termovalorizzatore «nel posto giusto», che potrebbe quindi essere individuato in provincia di Cosenza. «Su questo – ha concluso – stiamo lavorando».
Nel corso dell’incontro si è discusso degli 800 potenziali ecomostri censiti in Calabria dall’indagine “Paesaggi&identità”. Per nove di questi è stato già deciso l’abbattimento e la riqualificazione paesaggistica ed ambientale dei siti degrati.
Un programma di demolizione e riqualificazione del territorio finanziato con lo stanziamento di cinque milioni di euro, grazie a un’intesa istituzionale di programma Governo-Regione.
La Regione Calabria inoltre, punta a costruire un percorso di regole che in questa legislatura dovrà sfociare nella nascita dell’Osservatorio regionale del paesaggio.
Questo in sintesi il piano della Regione presentato oggi.
Pizzo, Tropea, Scilla, Cessaniti, Rossano, Copanello di Stalettì, Stignano Mare, Stilo e Bova, sono alcuni degli interventi, che colpiscono anche proprietà riconducibili alla ‘ndrangheta.

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