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di SARA LORUSSO
POTENZA – Molinari lascia il partito di sempre, i Popolari uniti, e sa – lo dice nella conferenza stampa sul nucleare in cui ha ufficializzato la sua adesione a Idv – di mettere a rischio il suo posto in esecutivo. O meglio, la scelta che viene confermata dopo settimane di voci, polemiche, avvistamenti del vicesindaco potentino agli incontri dipietristi, apre uno scenario politico che non tiene dentro solo i Popolari uniti. Sarà crisi? Piuttosto, dicono a Palazzo di città, una importante verifica. Si comincia con il partito di Antonio Potenza (per cui Molinari, oggi con delega ai Lavori pubblici, è stato più volte assessore e consigliere al Comune di Potenza e candidato in diverse competizioni). Il comitato cittadino affida a poche righe la soluzione del caso: «Rammaricati e addolorati per l’improvvisa e immotivata dichiarazione di Molinari, auspichiamo le sue immediate dimissioni dalla carica di vicesindaco ottenuta in rappresentanza dei Popolari uniti». Presto, spiegano, comunicheranno al sindaco il nome con cui sostituire Molinari e «completare» la rappresentanza dei Pu in esecutivo: tre posti. Il totonomi è già partito, anche se giurano, individuare il “papabile” tra i sei consiglieri (Galante, Potenza, Fellone, Losasso, Vaccaro, Triani) non è cosa immediata. Ironia della sorte, oggi i Popolari affrontano un addio come è toccato a Idv alcuni mesi fa. Era stato proprio il più votato in assoluto, Roberto Galante, a lasciare Idv per far ritorno “a casa”, nei Popolari uniti: allora Idv perse la rappresentanza in consiglio, poi recuperata con l’adesione ai dipietristi di Pino Laviero, consigliere eletto nella Potenza dei cittadini. Oggi è Molinari a lasciare i Pu per aderire a Idv in virtù, dice, di una nuova stagione politica personale. Da settimane era evidente il disagio di permanenza nel gruppo dei Popolari. Ne aveva fatto cenno anche in occasioni più o meno private, contestando scarsa attività consiliare, scarsa presenza politica e poco coraggio sui temi amministrativi (sicuramente anche scarso sostegno). La tensione nel gruppo non era passata inosservata anche nel corso di alcune sedute di consiglio comunale o nelle riunioni di direttivo: la posizione dura nei confronti di Molinari non aveva ricevuto l’unanimità nel partito. Ora, se Idv torna ad avere una rappresentanza in aula e a marcare presenza nel capoluogo, è facile pensare che – Molinari o meno – non sarà disposto a lasciare rappresentanza in esecutivo appena “ottenuta”. Ma la contesa non è certo solo questione di Idv e Popolari uniti. Gli assessori sono già dieci, numero massimo possibile: chi rinuncerà? Nel frattempo la questione potrebbe essere posta anche dall’Udc, il partito che, dopo aver sostenuto il sindaco Santarsiero in fase di ballottaggio, ha perso la rappresentanza in consiglio con l’addio di Emilio Libutti, oggi nel gruppo misto in quota Api. Del resto, anche l’Api potrebbe allo stesso modo porre il tema. Da queste dinamiche non resta immune il Pd che al suo interno deve già gestire una difficile convivenza tra correnti e che, inevitabilmente, dovrà essere parte in causa nella quadratura. Spetterà al sindaco il giro di audizioni e contatti. Il valzer degli incontri è solo all’inizio.

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