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La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato la sentenza di primo grado per la morte di Federica Monteleone, la ragazza di 16 anni, deceduta nel 2007 dopo un intervento di appendicectomia effettuato nell’ospedale di Vibo Valentia durante il quale si verificò un black out in sala operatoria.   La pronuncia di primo grado fu emessa nel luglio del 2010 dal Tribunale di Vibo Valentia.   La condanna più alta (due anni e quattro mesi) è stata inflitta a Francesco Talarico, direttore generale, all’epoca dei fatti, dell’Azienda sanitaria di Vibo Valentia. Per Talarico i giudici d’appello hanno disposto un aggravio di pena rispetto alla sentenza di primo grado perchè lo hanno dichiarato colpevole, così com’era stato chiesto dal sostituto procuratore generale Domenico Prestinenzi, oltre che di omicidio colposo, anche di tentata concussione. Nei confronti di Talarico, inoltre, è stata disposta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena.   Per Alfonso Luciano, ex direttore sanitario aziendale, la condanna a due anni inflitta in primo grado è stata ridotta ad un anno e quattro mesi.   Conferma della condanna a due anni, inoltre, per Roberto De Vincentiis, ex direttore dei servizi tecnici dell’Azienda sanitaria, ed Antonino Stuppia, titolare dell’impresa che aveva realizzato l’impianto elettrico nella sala operatoria in cui fu eseguito l’intervento su Federica. Un anno e sei mesi sono stati inflitti all’anestesista Francesco Costa ed un anno e quattro mesi a Pietro Schirripa, ex direttore sanitario dell’ospedale di Vibo; ad Antonio Bruni, consulente incaricato di seguire l’esecuzione dei lavori per la realizzazione dell’impianto elettrico nella sala operatoria, ed a Nicola Gradia, responsabile di un settore dei servizi tecnici.   L’imputato di cui è stata confermata l’assoluzione è il medico Matteo Cautadella.

 

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