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L'ospedale di Scilla

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SCILLA (REGGIO CALABRIA) – Chiude da domani l’ex ospedale di Scilla “Scillesi d’America”, tre quarti della struttura è da ristrutturare. La notizia arriva nel pomeriggio di ieri, tramite una nota divulgata dal commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, Lucia Di Furia. Negativi gli esiti delle indagini di vulnerabilità sismica e di caratterizzazione dei materiali effettuate sulla struttura dal personale di Invitalia: si parla di «Elevato livello di degrado» con «valori di resistenza dei calcestruzzi sono molto al di sotto di quelli normativamente dovuti, tale da richiedere opere di restauro e di consolidamento.

Bene invece l’ala del “vecchio ospedale”, che «ha dato una sufficiente risposta in termini di sicurezza nei confronti delle azioni orizzontali di natura sismica e nei confronti dei carichi verticali»; in quell’ala (che attualmente ospita il reparto di nefrologia), nelle prossime 24 ore, verranno individuati, assicura Di Furia, i locali per garantire le attività sanitarie essenziali: Centro Unico di Prenotazione, punto di primo intervento, laboratorio analisi con Punto Prelievi, farmacia, radiologia, endocrinologia, procreazione medicalmente assistita, oculistica, ginecologia, allergologia, cardiologia, pneumologia, psichiatria, centro Salute mentale, chirurgia.

Gli edifici sottoposti «a questa momentanea restrizione saranno nei prossimi mesi interessati da un’accurata opera di ristrutturazione, che porteremo avanti con il supporto dei tecnici di Invitalia», assicura Di Furia. I locali delle ali del “nuovo ospedale” sono risultati, secondo la nota di Di Furia, «pericolosi per l’incolumità dei cittadini e degli operatori sanitari». Non si fatica a crederci, a giudicare almeno da come appare la struttura nelle parti di immobile indicate come “pericolose”. Il cartello di indicazione stradale che immette a Via Tripi inferiore, nella cittadina del basso Tirreno reggino, è quasi beffardo: “Casa della Salute di Scilla”, recita. Una casa della salute che non esiste ancora. Quel che resta è un ex ospedale sventrato ed abbandonato, mura decadenti e ferro dei pilastri in bellavista; c’è un cancello sempre aperto perché ne manca metà, c’è il gazebo del famoso drive in dei tamponi, relitto di una pandemia ormai da tempo esaurita nella sua fase critica.

GLI ADDETTI AI LAVORI

«Da qui sono passati tutti a fare promesse – commenta personale della struttura – a parlare, stringere mani, dare rassicurazioni. Avevano rifatto i reparti all’interno tutti nuovi: poco dopo, l’hanno chiuso. Doveva diventare Casa della Salute. E chi l’ha vista ancora? È una struttura in un punto strategico. Chiudono? Ma riapriranno?». La notizia arriva nel pomeriggio, qualcuno viene pure colto di sorpresa: «Ah, beh, lo sapete prima voi giornalisti di noi che ci lavoriamo. Bene», commenta qualcuno, con sarcasmo. «Smarrimento» è la parola che prevale, in bocca a chi la struttura, fra personale sanitario, amministrativo, operai e pazienti, la frequenta quotidianamente. «È un punto di riferimento per noi – commenta un paziente – e negli anni è andata sempre ad essere depotenziata. Chiudono? Voglio vedere se solo per un giorno, e poi tutti i servizi dove li mettono? Solo nell’ala del vecchio ospedale? E ci entrano?».

«Sarebbe fondamentale per il territorio – commenta un altro paziente – potenziarla immediatamente, è una struttura importantissima. Scilla, Villa San Giovanni, Bagnara, Melia, tutti i paesi interni, qua fanno riferimento». «Vanno sempre a chiudere – commenta, scorato, un lavoratore della struttura – anziché potenziare, depotenziano. Anziché rafforzare, indeboliscono. Ma lo capiscono pure che qua c’è gente che lavora, o che almeno vorrebbe lavorare? Noi che fine faremo?». Le voci dei lavoratori e dei pazienti sono un coro di preoccupazione: qui la storia ha insegnato che ciò che viene chiuso non riapre, ciò che viene smantellato non viene ricostruito se non in tempi biblici. Ancor di più quando si tratta di scuola e sanità. Ciò che la Costituzione annovera fra i servizi primari per garantire alla popolazione il godimento dei diritti fondamentali, alla base della società civile disegnata nelle intenzioni della nostra Carta Fondamentale, a queste latitudini diventano i primi bersagli di chiusure e tagli. Storicamente è stato così. La paura di popolazione e addetti ai lavori è che possa continuare ad essere così. Il compito delle istituzioni è, adesso, agire celermente per cercare di limitare i danni.

Plaude alla decisione del commissario il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto: «Bene ha fatto il commissario Di Furia – commenta – a decidere per la sospensione dell’attività sanitaria – che continuerà ad essere erogata in locali che verranno individuati nelle prossime ore – dal prossimo 23 settembre». In Calabria «problematiche che hanno radici profonde, causate da decenni di mala gestione della cosa pubblica e della sanità in particolare. Ma non ci lasciamo scoraggiare. Gli edifici saranno ristrutturati, messi a norma, e il presidio sanitario di Scilla riaprirà come “Casa della salute”».

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