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Domenico Lorusso

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Il fratello di Domenico Lorusso commenta l’ultima svolta nella caccia all’assassino di Monaco con un possibile nuovo indiziato

POTENZA – Come è stato possibile che il 35enne da tre giorni al centro dei sospetti fosse stato ignorato per tutto questo tempo? Nonostante la residenza a poche centinaia di metri dal luogo del omicidio dell’ingegnere potentino Domenico Lorusso, i precedenti per atti violenti, i problemi psichici e il «test di massa» che la polizia di Monaco sostiene di aver condotto per individuare l’assassino.

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È questo il dilemma che assilla i familiari del 31enne lucano, trucidato a maggio del 2013 nella capitale della Baviera. Dopo le notizie comparse sulla stampa tedesca da giovedì a questa parte. Notizie relative al ricovero in una struttura psichiatrica detentiva di Monaco di un 35enne. Questi la scorsa settimana si sarebbe reso responsabile di un’aggressione “fotocopia”, per molti aspetti, a «1.200 metri» di distanza dal luogo dell’omicidio di Lorusso. Ricovero accompagnato dal prelievo coatto di un campione di saliva, stante il suo rifiuto di sottoporsi volontariamente al test del Dna. L’obiettivo è di confrontare il suo profilo genetico con quello lasciato dietro di sé dall’assassino dell’ingegnere potentino.

LO STUPORE DEL FRATELLO DI LORUSSO SUL NUOVO POSSIBILE INDIZIATO

A parlare del nuovo possibile indiziato col Quotidiano è stato il fratello di Lorusso, Paolo. Questi ha rievocato anche altre, precedenti “svolte” nelle indagini, che avevano fatto ben sperare, mai poi si sono risolte con un nulla di fatto.

«Ricordo – ha spiegato Lorusso, di mestiere avvocato penalista – che c’è stato un periodo in cui la polizia di Monaco si era concentrata sulla pista di un soggetto con problemi psichiatrici. Ma pareva che successivamente fosse stata accantonata. Per questo adesso non so più cosa pensare. So come vengono condotte indagini di questo tipo in Italia. Per questo sarei propenso a credere che ci sia qualcosa in più della somiglianza tra le modalità con cui state compiute le aggressioni ad aver suggerito di effettuare l’esame del Dna. Tanto più dopo 10 anni di indagini per tratteggiare un profilo psicologico dell’assassino di mio fratello, e l’identikit genetico ricavato dalla consulenza di uno specialista».

«Ma io ragiono da italiano, non da tedesco». Ha aggiunto l’avvocato Lorusso. «Perché sarebbe surreale che non sia stato fatto finora l’esame del Dna a una persona che abita lì, e ha tutta una serie di precedenti sospetti. Non riesco a credere che abbiano prelevato campioni saliva a tutti e non a lui».

L’ACCOSTAMENTO TRA I DELITTI FATTO DALLA STAMPA TEDESCA

A raccontare delle inquietanti somiglianze tra l’aggressione compiuta da questo 35enne tedesco e quella che è costata la vita, dieci anni orsono, a Domenico Lorusso, è stato il quotidiano monegasco Abendzeitung.
Anche la scorsa settimana, infatti, il bersaglio primario di un’iniziale, inspiegabile esplosione di violenza sarebbe stata una donna in bicicletta. La vittima, di 46 anni, spinta e fatta cadere sui binari del tram mentre pedalava su Mullerstrasse. Proprio come la sera del 28 maggio del 2013. Quando il killer, descritto come un giovane alto circa 1 metro e 80 centimetri, sputò sulla maglietta della fidanzata 28enne dell’ingegnere potentino, Gilda Fulco. Poi rivolse la sua rabbia contro di lui, Lorusso, che era tornato indietro per chiedergli conto di quel gesto.

Proprio come allora, inoltre, un secondo impeto di violenza sarebbe stato rivolto a una persona che ha “osato” intromettersi. Ovvero una signora di 61 anni che aveva appena assistito all’aggressione della 46enne in bicicletta, e ha deciso di seguirne l’autore, filmandolo col telefonino mentre si allontanava, come se nulla fosse, in direzione del fiume Isar. Anche in questa circostanza, proprio come fece il killer di Lorusso, mostrando una calma inusuale per una persona che ha appena commesso un omicidio.

Nel momento in cui questo giovane uomo dal fisico atletico si è accorto di essere pedinato e filmato, quindi, sarebbe scattata la seconda aggressione contro la 61enne “ficcanaso”, presa a calci nello stomaco e sulla schiena. Infine minacciata di morte prima di darsi, finalmente, alla fuga.

LA TESTIMONIANZA DELLA VITTIMA DELL’AGGRESSIONE

Stando a quanto riferisce Abendzeitung, la 46enne scagliata per terra dalla bicicletta se la sarebbe cavata con un braccio rotto, una ferita alla mano sinistra, contusioni, lacerazioni e una leggera commozione cerebrale.
Sarebbe stata lei, pertanto, a spiegare agli agenti della polizia di Monaco di essere stata vittima di un’aggressione e non di un banale incidente. E quando gli investigatori hanno avuto a disposizione le immagini del presunto aggressore non avrebbero avuto difficoltà a riconoscerlo in un 35enne residente a 300 metri di distanza dal luogo dell’ultima aggressione, e a 400 metri rispetto al punto dove 10 anni fa è stato ucciso Lorusso. Un 35enne «mentalmente disturbato e violento», secondo Abendzeitung, che era stato già oggetto di una decina di segnalazioni alle autorità giudiziarie per aggressioni, minacce e furti.

Un profilo compatibile in tutto e per tutto, insomma, con quello inseguito per anni dagli investigatori monegaschi a caccia del misterioso assassino dell’ingegnere potentino. Di qui la richiesta di prelevare un campione del suo Dna per confrontarlo con quello isolato dalla saliva recuperata sulla maglietta della fidanzata di Lorusso. L’esito del test dovrebbe essere disponibile all’inizio della prossima settimana.

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