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Tre mesi dopo la gioia per la conquista dello scudetto il Napoli targato Rudy Garcia riprende il cammino con l’obiettivo della conferma

NAPOLI – Cosa è mutato dall’ultima apparizione degli azzurri sul manto erboso del Maradona? Il 4 giugno il sold out era per festeggiare un titolo che sapeva di naftalina, per mettere in frigo le emozioni di una cavalcata senza paragoni, per accomiatarsi da allenatore e direttore sportivo. Mai immaginando che si sarebbero accasati l’uno sul trono della nazionale, l’altro per resuscitare una società, più che una squadra, seppellita da indagini, da penalizzazioni, da “multa”, ed ora, verso la fine di una calura per la quale i “cooling break” non sono sufficienti, si avvia il torneo tra le mura amiche, a valle di un ritiro pre-campionato vissuto sotto i migliori auspici, senza alcuna polemica, ma con il veleno nella coda (ad una settimana scarsa dal sigillo alle porte del calcio mercato), dopo aver battezzato con una vittoria, in terra ciociara, la prima di campionato.

Una campagna di assestamento doveva essere, più per avvicendare il centrale coreano che per rinforzare una rosa che aveva necessità di rimpiazzare una piccola falla, apertasi dopo l’addio di Dombelè, e, quando si stava per sollevare il peana di ringraziamento per l’inimmaginabile colpo, alla stregua del miglior Giuntoli, per un centrocampista che avrebbe garantito qualità e quantità, “la rabbia” ha preso il sopravvento, per colpa di quel “vil denaro”, come lo ha definito, a più riprese, Aurelio De Laurentiis, che ha messo sul piatto, e non da ora, il popolo degli sceicchi, dei re del deserto, dei mammasantissima del petrolio.

Insomma l’Arabia, che ha deciso, forse per assicurarsi i mondiali del 2032, di frapporsi alla passione che regna in Europa per il mondo pallonaro, con l’ingordigia, con il potere tutto ed il volere tutto, nella gara del “nulla mi è impossibile”.  Pazienza, lo scouting del Napoli, guidato da Mauro Meluso, non ha perso tempo, versando lacrime sul mancato acquisto, puntando, come imposto dalla raziocinante gestione partenopea, sul diciassettenne Pafundi, in rotta con i friulani, e desideroso di accasarsi in Campania, non disprezzando di versare quanto richiesto da Balzaretti, Direttore sportivo dell’Udinese.

Passerella ipotizzata e confermata, quella contro gli emiliani, disposti a sacrificarsi di fronte ad avversari mai sazi, e soprattutto mai pericolosi dalle parti di Meret, grazie ad una difesa che imperniata su uno stratosferico Rrahmani, su un gasatissimo Di Lorenzo, su un sempre efficace Jesus, avvalendosi anche di rientri positivi di Raspadori, e sulla continuità di Olivera, hanno bloccato ogni tentativo velleitario dei neroverdi.

Una dose illimitata di fortuna, una serie infinita di tiri rimpallati, una sfortuna che ha baciato Raspadori, considerando anche l’errore dal dischetto, e le numerose parate di Consigli hanno evitato una grandinata di reti, subendo la pressione, acuitasi con l’espulsione di Lopez. Osimhen sugli scudi, onorando il premio dedicato al capocannoniere dello scorso campionato ed intitolato al mai dimenticato Paolo Rossi: una rete, su penalty, tante conclusioni, tante volte spalla per i compagni di reparto, insomma una conferma che le sirene della famosa Arabia non hanno intaccato la sua voglia di ripetersi, di confermarsi leader dei bomber.

Garcia si è presentato ai tifosi, e se il buongiorno si vede dal mattino, non dovrebbe manifestarsi preoccupazione, anche perché la verticalità del gioco, tanto spiattellata, a parole, la si è riscontrata sul terreno di gioco. Bravo Rudi, ma attendiamo confronti più impegnativi, a partire dalla Lazio, il prossimo 2 settembre, ora che i biancocelesti sono fermi a quota zero in graduatoria, e con il ritorno del Sarri, rimasto l’unico allenatore del Napoli ad aver realizzato il maggior numero di punti in un campionato con la vittoria da tre. Test? No, semplicemente il desiderio di una conferma…..

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