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L'Unibas

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POTENZA – «Il calo demografico e i divari territoriali mettono a rischio l’Ateneo lucano, il cui ruolo va preservato all’interno della città e in tutto il contesto regionale». E’, in sintesi, il pensiero della Cgil di Potenza e della Flc Cgil Basilicata espresso nell’incontro di ieri “L’università nella città” organizzato nel campus di Macchia Soprana a Potenza.

Un’iniziativa finalizzata «a mettere a punto una strategia condivisa di sviluppo che renda effettivamente la città di Potenza una città universitaria e non solo una “città con l’Università”». Il confronto ha visto la partecipazione di Vincenzo Esposito, segretario generale Cgil Potenza; Paolo Fanti, segretario generale Flc-Cgil Basilicata; Ignazio Mancini, rettore dell’Università della Basilicata; Rosanna Salvia, segretaria Cgil Potenza; Mario Guarente, sindaco di Potenza; Piergiuseppe Pontrandolfi, urbanista e già professore di Tecnica urbanistica e pianificazione territoriale all’Unibas; Francesco Scorza, comitato Unitown Potenza; Rocco Pace, della Filt-Cgil Basilicata; Ada Braghieri, direttrice Caos Unibas; Francesco Lorusso, del Consiglio degli studenti Unibas. A concludere i lavori Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil nazionale.

«L’urgenza di questa riflessione – hanno spiegato il segretario generale della Cgil di Potenza Vincenzo Esposito e la segretaria provinciale Rosanna Salvia – poggia sul drammatico scenario che va delineandosi per effetto del combinato disposto della crisi demografica che interessa il nostro Paese e soprattutto il Mezzogiorno, destinata a peggiorare nei prossimi decenni, e dell’acuirsi dei divari territoriali che da anni caratterizzano la condizione sociale ed economica del nostro Paese, che potrebbero registrare una ulteriore recrudescenza se il disegno di legge quadro sull’autonomia differenziata dovesse effettivamente andare in porto».

Esposito e Salvia hanno sottolineato come siano «soprattutto le famiglie povere e quelle del ceto medio messo in difficoltà dal ripetersi delle crisi che possono trovare nell’Università della Basilicata una possibilità per non rinunciare del tutto a garantire ai figli l’accesso alla formazione universitaria. Dall’altro lato, diventa sempre più importante il ruolo che la città di Potenza può svolgere sia nel definire un sistema di servizi a supporto dell’Ateneo e soprattutto dei suoi studenti e lavoratori».

I DATI. Secondo uno studio Svimez in prospettiva l’Unibas nel 2031 potrebbe perdere il 13,1 per cento di iscritti, nel 2036 il 24,4% e nel 2041 il 33,2%. Secondo la Cgil «il Pnrr potrebbe essere una chance per invertire la rotta, ma difendendolo dalla rimodulazione proposta dal governo Meloni. «Il rischio, in assenza di politiche attive volte a valorizzare le sedi universitarie periferiche – avverte la Cgil -, è che l’implementazione in atto del Pnrr possa amplificare, piuttosto che ridurre, i divari tra gli atenei del centro e quelli della periferia, tra gli atenei grandi e quelli piccoli portando, nel 2026, ad un Paese con divari ancora più marcati».

In Basilicata Il numero degli immatricolati nell’ultimo triennio è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi poco al di sotto delle 1.000 unità. Circa il 74% degli iscritti proviene dalla Basilicata (Miur) e poco più del 75% degli studenti universitari lucani studia fuori regione (Report Talents Venture, 2022). L’Unibas è identificabile, pertanto, come un ateneo a “vocazione locale” presente in un territorio “a basso grado di autocontenimento” secondo la classificazione proposta da Armenise et al (2023). I posti alloggio Ardsu disponibili in residenze sono complessivamente 85 (dato 2022).

Gli studenti in graduatoria che non hanno un posto-alloggio nelle residenze universitarie per assenza delle stesse (Matera) o per insufficienza di posti-letto disponibili possono chiedere un contributo per un posto-alloggio quantificato nella differenza che va da 150 a 180 euro per un massimo di 30 euro, mentre gli studenti che hanno un canone di locazione mensile pari a 150 euro non hanno diritto a nessun rimborso.

LE PROPOSTE

Alla luce del quadro emerso, la Cgil di Potenza e la Flc Cgil di Basilicata hanno avanzato delle proposte. Prima fra tutte, incrementare la quota di studenti stranieri attraverso l’attivazione di protocolli di intesa con atenei internazionali. In secondo luogo ripensare il ruolo dell’Università anche alla luce delle trasformazioni del mercato del lavoro indotte dall’avanzamento della conoscenza. Terzo, promuovere la riorganizzazione “funzionale” degli atenei attraverso forme di collaborazione e cooperazione, secondo una struttura coerente con le specializzazioni e le vocazioni delle diverse economie locali. Infine, valorizzare l’impatto sociale dell’Università che, soprattutto se opera in contesti periferici a rischio spopolamento, deve vedersi riconosciuta una parte addizionale di risorse del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per il ruolo di presidio civile che ricopre.

L’INDAGINE

Dai bisogni emersi dall’indagine svolta, nel rapporto tra Università e Potenza, risulta prioritario, per gli studenti, la necessità di spazi di aggregazione, preferibilmente collocati all’interno della città. La disponibilità di una Carta servizi, che consentirebbe non solo di offrire un servizio agli studenti definendo una scontistica per l’accesso a determinate attività commerciali e a contenitori culturali ma servirebbe anche a rafforzare il legame tra la comunità studentesca e la città. L’accesso alle biblioteche sconta problemi legati sia alla logistica (soprattutto quella di Macchia Romana) sia di limitatezza degli orari di funzionamento.

L’accesso al Polo bibliotecario è limitato dalla disponibilità di mezzi di trasporto urbani. Tra le richieste, anche quella di accelerare il progetto di abbattimento del capannone sito in via Don Minozzi per aumentare il numero dei parcheggi. Riguardo alla questione abitativa studentesca, si ravvisa comunque una debolezza tanto nella residenzialità pubblica (il numero di alloggi per studenti è esiguo) quanto in quella privata (affitti alti). Si ravvisa infine una sostanziale debolezza del trasporto urbano in relazione ai bisogni degli studenti universitari.

È urgente una ri-programmazione della mobilità urbana che tenga conto del peso che la popolazione universitaria svolge nell’organizzazione urbana, per via dei flussi generati, degli spostamenti imposti, degli itinerari e delle pratiche di mobilità che si aggiungono in modo significativo alla domanda dei residenti.

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