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Al Festival di Sanremo 2024, con il suo rap, Geolier ha combattuto per Napoli e per il Sud. L’artista è stato protagonista di una battaglia che fino ad ora ha visto i giovani totalmente assenti


Davide e Golia. Nessuno vuole confrontarsi con il gigante. Davide invece decide di affrontarlo: non ha paura, perché sa che Dio è al suo fianco e lo aiuterà in questa sfida. E Davide gli balza sopra e gli taglia la testa con una spada mentre i Filistei, impauriti, fuggono tutti. Una storia che si ripete. E non possiamo che parteggiare per la fionda del ragazzo che abbatte il gigante. In questo caso si tratta di un ragazzo di 23 anni, di nome Geolier, secondino in francese, che detta le regole della sua partecipazione al Festival di Sanremo, che sono in totale contrasto con quelle che il potente patron, Amadeus, ha stabilito. Che giustifica la partecipazione con un permesso ritenuto non concedibile, fino a quel momento.

Come ha spiegato lo stesso rapper, la sua partecipazione andò in fumo a causa di una questione legata al dialetto già nel 2023.
“Mi hanno detto che un minuto e 15 secondi di napoletano erano troppi, dovevano ascoltarci anche a Milano e a Bergamo. Ho risposto che la volta successiva sarei tornato con un brano solo in napoletano“, aveva confessato qualche mese fa durante un’intervista.
Ma come funziona l’uso dei dialetti al Festival della canzone italiana? “Le canzoni devono essere in lingua italiana; si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressione di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana. Non fa venir meno il requisito dell’appartenenza alla lingua italiana la presenza di parole e/o locuzioni in lingua straniera, purché tali da non snaturare il complessivo carattere italiano del testo”.
Ma il giovane Geolier non ha ritenuto di cambiare le sue idee per partecipare alla più grande opportunità che un giovane cantante può avere nel nostro Paese. E alla fine ha battuto il mostro.
Non sarebbe nemmeno da raccontare questo episodio se non fosse una metafora di una rivincita di un Sud che recupera il suo orgoglio e le sue radici e le impone malgrado la sua supposta debolezza. Una vittoria che va al di là del significato dell’evento e che diventa il simbolo di una rivalsa di un Sud maltrattato e messo all’angolo. Di un piccolo Golia che sconfigge il rappresentante di una forza che lo ha dominato.

SANREMO 2024, GEOLIER E LA BATTAGLIA PER IL SUD

il ragazzo non è solo un cantante ma approfitta della sua popolarità per veicolare un pensiero non superficiale: “Per tanti è strano vedere un napoletano vincere. Ma io capisco, pure per me lo è. Perché quello che ci diciamo di solito è che dobbiamo lottare ogni giorno per resistere, per andare avanti nonostante tutto. Massimo Troisi parlava spesso degli stereotipi su Napoli. Però non distruggeva quelli negativi, ma estremizzava quelli positivi. E alla fine faceva vedere che pure quelli erano un’invenzione di chi voleva che Napoli fosse solo una caricatura. A me sembra che andiamo bene solo se siamo una storia già scritta nel bene e nel male. Lo capii quando ero bambino, questa narrazione l’avremmo cambiata solo iniziando a vincere”.

Sono profonde le differenze tra Nord e Sud. Anzi per una volta diciamo tra Sud e Nord. Non per creare divisioni pure perché io con la musica voglio parlare a tutti quanti. Però alcuni pensano che questa disparità non sia più un tema importante. Il degrado è dappertutto ed è pure vero che non è una gara a chi sta peggio. Ma non dobbiamo fare finta che sia tutto risolto. O il Sud deve rimanere per sempre una carta sporca? Il razzismo reale è l’indifferenza”.

“Quando è uscito il mio album è andato primo nella classifica mondiale. Ve lo dico solo per farvi capire quanto sono contento di essere diventato il modello di napoletano vincente che, troppo spesso, ci manca. Che vuol dire vincere? Per me vincere è fare un monologo, che vede tutta l’Italia, nella lingua di Basile e di Edoardo, di Totò e di Pino Daniele. E si pure di Geolier. Adesso Napoli e i napoletani si vogliono affermare per il loro talento, e la forza che dimostrano. E se a qualcuno non sta bene, se qualcuno ci vede un problema in questo, sapete il problema dove sta? Nello specchio”.
Parole dure, pensate, che evidenziano un pensiero strutturato. E tanti ragazzi a seguirlo. Sembra la replica dello scudetto del Napoli il Festival di Sanremo 2024. E il rappresentante del riscatto diventa questo ragazzino, sconosciuto ai più, ma non certamente al pubblico dei giovani, che lo hanno già proclamato loro leader, scaricando i suoi pezzi migliaia di volte, non agli addetti ai lavori che con lui hanno già duettato.

Il suo successo è esploso nel 2018 grazie al brano virale P Secondigliano. Nel 2019 ha pubblicato Emanuele, il suo album d’esordio. Negli ultimi anni ha collezionato collaborazioni con i rapper più in vista del panorama musicale italiano, Guè, Emis Killa, ma anche Marracash e Giorgia. Il suo secondo album “il coraggio dei bambini” è certificato quattro volte disco di platino.
Ma l’interesse per questo giovane uomo non è dovuto ai suoi successi musicali, ma al suo spessore di meridionalista, che ne fa un protagonista di quella battaglia per il Sud che finora ha visto i giovani totalmente assenti.
Forse il valore di un TikTok, come quello che abbiamo riportato e che riesce a fare migliaia di visualizzazioni e di commenti va oltre qualunque analisi documentata sui divari che tanti meridionalisti, ormai iscritti al partito del Sud, con il quale hanno trovato ispirazione per poter essere presenti nel dibattito nazionale, possano produrre.
Forse ci indica nuove vie, come questo che definirei “meridionalismo Rap”, per far capire a questo Paese quanto sia ingiusto il suo sviluppo e la mancata crescita di una parte e quanto dolore ci possa essere dietro l’egoismo imperante di chi, dietro luoghi comuni ormai consolidati, ma anche esauriti e sfilacciati, continua a dare un’immagine che è assolutamente fuori da qualunque realtà.

Anche se tutto sembra finto, compreso il fratello in carcere, che lui sostiene ci sia andato senza motivazioni reali o i suoi tik tok sulla mancanza di infanzia. Ma purtroppo per chi conosce la realtà di Napoli e quella meridionale non vi è nulla che sorprende più di tanto.
Così come non sorprendono le reazioni numerose di chi dice “togliete il voto ai napoletani”. Ma si tratta ovviamente di minoranze che segnalano atteggiamenti da tifo come gli striscioni negli stadi del Nord, che invitano il Vesuvio a bruciare tutta Napoli.
Gli inviti del rapper napoletano indicano che alcuni messaggi che sembravano fermarsi alle élite culturali invece sono arrivati al grande pubblico. Tale risultato non potrà che determinare presto anche un cambiamento politico e sociale. Come essere esempio per molti artisti meridionali, numerosi anche a Sanremo, che puntano sui luoghi comuni ammiccanti ad un diffuso razzismo, per accarezzare il pelo ad una società dominante, senza la capacità di stare con le spalle dritte.


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