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MELITO PORTO SALVO – Operazione contro l’assenteismo negli uffici pubblici messa a segno dai Carabinieri a Melito Porto Salvo. L’Operazione “Ubiquitas”, così è stata denominata, realizzata in collaborazione tra la Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo, la Stazione Carabinieri Forestali e il personale del Corpo di Polizia Municipale di Melito Porto Salvo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno portato all’emissione dell’esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di 7 soggetti, tutti impiegati del comune di Melito Porto Salvo, ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di truffa aggravata ai danni del predetto comune e falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante modalità fraudolente consistite nell’allontanamento dal luogo di lavoro senza effettuare la timbratura del badge ovvero scambiando il proprio badge con altri dipendenti.

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Secondo quanto messo in luce dall’operazione “Ubiquitas” c’era anche chi faceva running nello spazio antistante il palazzo municipale nelle ore di ufficio tra i sette dipendenti del Comune di Melito Porto Salvo arrestati.

IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

Le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari a carico dei lavoratori in servizio all’ufficio anagrafe e all’ufficio tecnico, sono state notificate agli interessati all’interno degli uffici comunali. Le indagini hanno consentito di portare alla luce le modalità utilizzate dai dipendenti alcuni dei quali timbravano i badge al mattino anche per conto di colleghi che, secondo quanto emerso, poi facevano lo stesso nel turno pomeridiano

Le indagini sono andate avanti per circa due mesi e hanno permesso a carabinieri e polizia municipale di accertare le modalità attraverso le quali i sette dipendenti del Comune di Melito Porto Salvo pur risultando regolarmente in ufficio a prestare ore di straordinario si trovassero, invece, da tutt’altra parte.

I dipendenti pubblici posti ai domiciliari sono Francesco Albano, di 61 anni, Giovanni Attinà (44), Giuseppe Attinà (62), Antonino Gatto (64), Vincenzo Manti (56), Giuseppe Marino (64) e Francesco Praticò (43).

Secondo quanto emerso dagli accertamenti, gli indagati oltre che scambiarsi reciprocamente i badge personali, eludendo cosi il sistema di rilevazione elettronica delle presenze, si sarebbero dedicati, in orario di lavoro, ad attività personali come fare la spesa al mercato, leggere il giornale in auto, frequentare circoli ricreativi, supermercati o bar, andare dal barbiere o presenziare a cerimonie funebri; o ancora: prendersi cura del proprio appezzamento di terreno o tenersi in forma, come detto, con vere e proprie sessioni di «running» quotidiane della durata di 30 minuti all’interno del chiostro di un edificio comunale. I fatti al centro delle indagini risalgono al periodo compreso tra i mesi di marzo ed aprile del 2016 e sono relative alle consultazioni referendarie sulle trivelle. In quella circostanza vennero stanziate somme di denaro che sarebbero dovute servire agli uffici comunali proprio per far fronte ai pagamenti delle ore di lavoro straordinario elettorale.

Nei confronti di altri indagati il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria si è riservato di emettere misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio.

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