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L'ospedale San Carlo di Potenza

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POTENZA – Per gli investigatori, il clan – ma in particolare Dorino Stefanutti – aveva un «generalizzato controllo sulle maestranze in cambio di uno schermo protettivo da rivendicazioni sindacali e possibili contenziosi giudiziari».  

«Una vera e propria co-gestione del servizio e che si realizzava grazie allo stretto legame e collegamento instaurato tra il sodalizio e Giovanni Tancredi dipendente responsabile operativo su Potenza della società campana».

Quella che riguarda la “Kuadra srl” che gestiva il servizio di pulizia al San Carlo è una storia che secondo gli inquirenti dimostrerebbe la capacità di pressione che i boss avevano sulla proprietà e sui lavoratori. E in questo contesto avevano un ruolo importante Giovanni Tancredi e il sindacalista Rocco Della Luna. Il primo “Gestiva gli interessi del sodalizio mafioso all’interno della società “Kuadra srl” anche con condotte intimidatorie che miravano non solo alla co-gestione della società da parte del sodalizio Martorano-Stefanutti, ma anche a sottomettere le maestranze impiegate nella stessa agli interessi ed esigenze convergenti della suddetta società e del sodalizio».  

A dimostrazione del “potere”, grazie alle informazioni del testimone di giustizia Natale Stefanutti, è narrato un fatto che ha come protagonisti Tancredi, Della Luna e Stefanutti stesso. Secondo il racconto del figlio del boss, Della Luna «fu preso a schiaffi» in ospedale da un dipendente di un’altra ditta che operava nel San Carlo.

«Mio padre – dice nel verbale – lo minacciò con un coltello. Accidentalmente Gallicano (che è tra gli indagati a piede libero) fu colpito dall’arma venendo infilzato nella parte esterna del ginocchio destro, mio padre e Lorusso accompagnarono Gallicano in ospedale. Il giorno dopo Rocco della Luna e Giovanni Tancredi vennero da mio padre e gli diedero dei soldi per ringraziarlo». E’ bene ribadire che lo stesso Gallicano nel suo interrogatorio ha parlato di semplice ferita che si era procurato aggiustando un tavolo.

Tancredi inoltre è accusato di aver “commissionato” l’incendio dell’auto di una dipendente della “Kuadra” reintegrata dal giudice del tribunale del lavoro dopo il rifiuto di sottoscrivere un accordo extragiudiziale proposto dalla società per mettere fine alle controversie che prevedeva di lasciare il posto di lavoro a Potenza in favore di uno all’ospedale di Pescopagano. Il giudice aveva predisposto il risarcimento per la donna di 75.000 euro.

Rocco Della Luna, secondo gli investigatori, «contribuiva a procurare vantaggi ingiusti agli affiliati, nonché attraverso un sistematico assoggettamento delle maestranze indotte a iscriversi al sindacato, ad assicurare una gestione addomesticata della forza lavoro e delle vertenze sindacali della società “Kuadra srl” («il sodalizio mafioso Martorano-Stefanutti era partner criminale e socio di fatto)».  Inoltre secondo gli investigatori avrebbe sottoposto a “estorsione” il fratello, titolare di una società cooperativa; avrebbe cioè fatto «pressioni» (circostanze smentite dal fratello stesso anche se ha ammesso che si trattava «di assunzione fittizia») per far assumere la compagna di Stefanutti a cui serviva un contratto di lavoro per poter accedere a un prestito bancario.

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