X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Il settore accreditamenti e autorizzazioni della Regione è il punto più fitto di una giungla senza fine. Lì dove si “cuciono” i rapporti tra le aziende private e la sanità pubblica non esiste un archivio e al momento il dipartimento salute non ha contezza dell’enorme mole di pratiche, evase e non, che stazionano negli archivi del settore. Nulla di censito o catalogato, niente di archiviato, nessuna pratica obsoleta stralciata.

La situazione è dipinta in un decreto dirigenziale a firma Iole Fantozzi che autorizza una procedura da poco più di 14mila euro, per sistemare e archiviare l’intero settore. Il dipartimento al momento, è descritto quasi come una terra di nessuno. C’è un «disordine sostanziale» delle pratiche. Fatto che «ha prodotto un successivo mancato controllo delle stesse pratiche, con documentazione mancante in quanto non effettivamente inserita nei relativi fascicoli».

Qui dentro non ci sono solo le autorizzazioni ai privati, giacciono anche le pratiche di contenzioso. Tutte ancora da quantificare entro tre mesi. Giusto il tempo che Occhiuto si è dato per mettere un punto sullo stato del debito. Al momento «le pratiche non sono state mai quantificate» né «archiviate». Persino il target è basso: il 30% su uno zero in partenza. Insomma, si parte con una ricognizione che lascia dietro di sé alcuni dubbi. In primis sulle tempistiche. L’attività di ricognizione delle pratiche giacenti nel settore accreditamento molto probabilmente andava fatta prima, quantomeno per attuare una programmazione sugli effettivi fabbisogni del sistema sanitario regionale. Uno strumento necessario anche per individuare le carenze e controllare la proliferazione della sanità privata, spesso con strutture “fotocopia” rispetto alla sanità pubblica.

L’altro problema è di metodo, mentre si cerca di mettere un punto sulla gestione “allegra” lunga un decennio nel settore si continuano a firmare autorizzazioni e accreditamenti, decine solo negli ultimi mesi. Si è continuato dunque a fornire autorizzazioni lì dove non si ha effettivamente contezza dei precedenti. Questo mentre il settore vede «la giacenza di numerose pratiche ormai obsolete, consistente in numerose pratiche di attivazione mai portate a conclusione da parte delle strutture sanitarie private attivanti, pratiche che dovrebbero essere escluse dall’archivio essendo trascorsi i tre anni di valenza dell’autorizzazione comunale all’esercizio». E questa è solo la punta dell’iceberg che riguarda le procedure “scadute”, in mezzo c’è una mole di lavoro che non ha un archivio.

Infine il punto sul contenzioso, da giorni si parla di disavanzo ripianato e di ricognizione del debito entro la fine dell’anno, solo che, visto il documento in questione, non si ha un’idea precisa della mole di contenziosi e il “peso” effettivo sulle casse della Regione, cosa che aveva sollevato più volte anche il tavolo Adduce durante le riunioni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE