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L'area del porto di Gioia Tauro

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GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – «Trasferiteci entro 30 giorni la disponibilità delle aree ex Enel di quasi 98 ettari , destinatarie di un investimento di 10 milioni di euro del Pnrr, finalizzati alla realizzazione di opere infrastrutturali di viabilità che in assenza di tale procedura saranno destinati a perdersi perché non faremo in tempo a bandire la gara entro il 31 dicembre prossimo»: è l’invito che il Presidente dell’Autorità di Sistema dle porto di Gioia Tauro ha fatto al Corap, un ente a cui la Corte di Appello di Reggio Calabria con sentenza del febbraio scorso ha affidato la titolarità dell’area, nel corso di un conflitto tra enti che dura ormai da quasi 35 anni. Appelli anche al Presidente Occhiuto perché si assuma l’onere di risolvere la disputa.

L’ennesima storia all’italiana, anzi alla calabrese. Una vicenda che nessuno in questi lustri è riuscito a risolvere che vede contrapposti da una parte lo Stato e dall’altra un ente della Regione Calabria, peraltro, messo in liquidità coatta ormai da sei anni. La richiesta di Agostinelli nasce sulla base di un parere, richiesto all’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Reggio Calabria, obbligatorio in caso di transazioni tra Pubbliche Amministrazioni. Transazione che però il Corap si rifiuta di prendere in considerazione.

Per definire un iter celere che non facesse perdere il finanziamento europeo e quindi che ne permettesse il completamento dei lavori, tante sono state le interlocuzioni con il Corap e con la Regione Calabria. Il quel contesto l’Autorità di Sistema portuale aveva proposto un accordo transattivo ed aveva indicato la possibilità di riacquisire la disponibilità delle aree ex Enel intestate al Corap attraverso la corresponsione di un’indennità, al fine di eseguire nei tempi le opere, come indicato nel Decreto Interministeriale n. 492 del 3/12/2021, nel rispetto delle scadenze imposte per i finanziamenti del Pnrr. Ma sembra che dal Corap sia stato detto che essi possono vendere ma solo a 35 euro mq, come da valore di mercato. Le opere da realizzare in quelle aree «sono funzionali all’implementazione di un ampliamento dell’intrapresa economica del terminalista Automar S.p.a., con il quale l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio ha sottoscritto uno specifico Accordo di Programma lo scorso 24 febbraio, riguardante proprio l’utilizzo delle aree adeguatamente infrastrutturate, non sottacendo analogo interesse da parte della MedCenter Terminal Container.

L’Avvocatura Distrettuale dello Stato aveva reso parere negativo, sull’accordo transattivo con il Corap, in quanto l’originaria destinazione dell’area in questione è stata modificata, da «destinazione industrie a destinazione infrastrutture in seguito alla mancata realizzazione del V centro siderurgico e dalla conseguente assegnazione di alcune aree prima rientranti nel progetto per il V centro siderurgico al porto”. Decisioni stabilite dalla variante al Piano regolatore territoriale consortile (Prtc.) approvata con D.P.R. n. 968/1985 e della Delibera Casmez n. 9081/1986 riprese dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, con la sentenza n. 111/2023 del 6/2/2023. Nel quadro delineato, quindi, deve ritenersi comunque dato acquisito in giudizio la modifica del rapporto concessorio riveniente dalla Delibera Casmez del 17.6.1986 che riguardò sia lo stralcio e la ri – destinazione funzionale di aree inizialmente espropriate nell’ambito del progetto industriale FT82 (V Centro siderurgico), sia il quadro economico, poiché il finanziamento in favore del Consorzio veniva ridotto per la somma corrispondente allo stralcio, pari ad oltre tre miliardi e mezzo di vecchie lire con la conseguenza che l’onere relativo alle aree espropriate nell’ambito del progetto industriale Ft 82 e trasmigrate nel progetto Ps22/966/1 (Progetto porto di Gioia Tauro) rimaneva a totale carico dello Stato (cfr. artt. 4 e 5 della Delibera del 17.6.1986). Quindi – secondo l’Autorità di Sistema Portuale – le aree in questione sono state già acquisite con fondi a totale carico dello Stato, quindi, sono cioè state già pagate dallo Stato e null’altro è dovuto. Ma anche alla luce della sentenza della Corte d’Appello, non vi sono elementi per sostenere che il Corap sia più che un intestatario meramente formale.

Di conseguenza il Consorzio dovrà trasferire allo Stato la proprietà delle aree, nonché dovrà trasferire la re – immissione dell’Autorità di Sistema portuale nella disponibilità delle aree stesse, già destinate ad infrastrutture portuali. E se entro 30 giorni quelle aree non verranno trasferite, l’Autorità di Sistema Portuale si vedrà costretta ad adire le vie legali contro il Corap sia per la riacquisizione delle aree, sia per il risarcimento dei danni consistenti nell’eventuale perdita del finanziamento Pnrr, dell’eventuale maggior costo che l’ente dovrà sostenere per l’infrastrutturazione portuale, sia ancora per la perdita delle occasioni di sviluppo del porto di Gioia Tauro.

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