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Un momento del convegno di Locri

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AFRICO (REGGIO CALABRIA) – «Non è un qualcosa contro la magistratura, ma bisogna capire che le carte vanno guardate per bene, perché si tratta sempre di vite umane».

Ha esordito così Luigi Longo, il moderatore che ha aperto il mini tour di “liberazione continua”, un evento che ha visto la presentazione del libro “Quando prevenire è peggio che punire”. Curato da Pietro Cavallotti, Lorenzo Ceva Valla e Miriam Romeo con la prefazione di Sergio D’Elia, il libro racconta ed analizza i “torti e tormenti dell’Inquisizione Antimafia”.  Un mini tour, dunque, che ha toccato tre paesi della Locride con lo scopo di parlare dei torti dell’antimafia, è stato organizzato dall’associazione “Nessuno tocchi Caino”, dall’associazione “22 Ottobre” ed al comitato Zaleuco, insieme alla periodico “La Rievira”.

Tre giornate vissute sotto lo slogan “La liberazione continua. Dagli stati di emergenza allo Stato di diritto”. Si è partiti sabato pomeriggio dalla sala multifunzione di Africo, il paese sciolto per infiltrazione mafiosa per ben tre volte, fino ad arrivare alla piazza Moschetta di Locri ieri mattina e per concludersi quest’oggi a Siderno.

«Quando, dopo il periodo di commissariamento prefettizio, mi sono insediato non ho trovato più la sala del consiglio comunale all’interno del comune, questa la dice lunga», racconta il sindaco di Africo. Concreto e ricco di spunti l’intervento di  Sergio D’Elia, di “Nessuno tocchi Caino”, incisive le parole  dello scrittore africese Giacchino Criaco e dello scrittore Rosario Rocca, ex sindaco di Benestare. «Dico cose che non piacciono alla magistratura e qualcuno dice fatelo tacere», dice invece lo scrittore Mimmo Gangemi, che ha presenziato nella seconda tappa, svoltesi ieri mattina a Moschetta di Locri. Una tappa questa moderata dal giornalista Pasquale Motta ed ha visto gli interventi di Rita Bernardini di “Nessuno tocchi Caino”, Pierpaolo Zavettieri sindaco di Roghudi, Domenico Vestito ex sindaco di Marina di Gioiosa e degli avvocati Mario Mazza e Antonino Napoli.

Intervento forte quello del giornalista Paride Leporace che ricorda «i fatti di Luino» spiegando come «si era nel pieno del tragico e terribile periodo dei sequestri di persona, reato infame, da condannare». In quel gennaio del 1990, «quattro sequestratori di San Luca – racconta Leporace – hanno deciso di andare a Luino per sequestrare una donna. Quel giorno carabinieri fecero un’esecuzione a freddo e uccisero i quattro uomini» e il giornalista ricorda ancora come, in quell’occasione, il politico Giacomo Mancini «sentendo in televisione parlare il pubblico ministero, capisce che quella era una versione sui fatti di comodo ed allora fa un’interrogazione per chiedere quelle persone come sono state uccise. Non solo – persegue nel ricordo – Mancini va a San Luca dicendo che quello dei sequestri di persona era un reato infame ma dice anche che il prefetto di Reggio Calabria non poteva impedire il funerale di quelle persone. Dopo anni all’ex leader socialista fu chiesto conto di quella sua presa di posizione nei fatti di Luino».

Il tour si concluderà quest’oggi con la tappa a Siderno.

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