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Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue che sta gestendo la politica europea sul gas

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I prezzi del gas sul mercato spot dell’Europa, l’ormai famigerato TTF, hanno raggiunto ieri il record di 204 € per megawattora, da confrontarsi con gli 80 di inizio giugno e i 21 di un anno fa. Le bollette degli italiani, come del resto degli europei, sono più che raddoppiate. Le fatture delle imprese sono salite fino a 4 volte.

Con questi prezzi tutto quello che ci sarebbe da risparmiare è stato da tempo sfruttato e risulta quantomeno paradossale che ora la nostra Commissione presenti un piano, lo scorso 20 luglio, per risparmiare su base volontaria fino al 15% dei consumi medi degli ultimi 5 anni. E poi il controllo chi lo farebbe?

I paradossi della politica europea sul gas

Certo, potrebbe diventare obbligatorio questo vincolo, in base alla proposta, ma poi il problema delle verifiche esisterebbe sempre. Poi, perché il 15% se dalla Russia prendevamo circa il 40% dei nostri consumi?

E l’altro 25%, forse che l’abbiamo già sostituito? Ovvio che no, perché ci vorranno anni per rifare quelle strutture di importazione, oltre a quelle di produzione nei paesi esportatori, per compensare i 155 miliardi di metri cubi che importavamo nel 2021 dalla Russia. Il 15% dei consumi che dovremmo risparmiare equivale a circa 45 miliardi metri cubi, ma per arrivare a 155 miliardi ne manca parecchio.

Forse che abbiamo sostituito il gas con altre fonti? In particolare nella generazione elettrica, magari con le rinnovabili? Un piccolo passettino, molto significativo, è stato fatto, come certifica la Commissione nella comunicazione, quando stima nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili capaci di risparmiare quest’anno 4 miliardi metri cubi. Emblematico il caso italiano. Qui la produzione vede da eolico e fotovoltaico, le due fonti rinnovabili nuove che tutti vorremmo vedere più diffuse, salire di oltre il 10% nel primo semestre del 2022. Tradotto su base annuale, vorrà dire una produzione aggiuntiva di 5 terawattora, pari ad un risparmio di 1 miliardo di metri cubi, da confrontare ai 29 che importavamo dalla Russia.

Politica europea sul gas: un piano pericoloso

Incredibile che il piano presentato venga dipinto come lo strumento per fare capire a Putin che non ci può ricattare sul prezzo e che non l’avrà vinta, appunto mentre i prezzi raggiungono i 200 €/MWh, 10 volte i valori di un anno prima.

Non solo appare poco efficace, ma è addirittura pericolosa l’iniziativa della Commissione, perché spaccia per misure adeguate quello che in realtà sono solo proclami e buoni auspici. Quello che serve è semplicemente chiedere ai singoli stati membri di fare un elenco di impianti da chiudere, a cominciare da quelli industriali, prevedendo laute ricompense per questa disponibilità ad interrompere in caso di necessità. Poi, finito con le fabbriche, si passa alle centrali elettriche, nella speranza che queste siano passate il più possibile a carbone, o anche a olio combustibile o biomassa.

Purtroppo per l’Italia è rimasta poca capacità che può essere impiegata a carbone, con un raddoppio della produzione da 13 a 26 terawattora che ci farà risparmiare 2,5 miliardi metri cubi. Ma riuscirci non sarà facile.

I rischi per il prossimo inverno

Quest’inverno potrebbe non essere sufficiente e allora servirà anche tagliare al settore civile, al riscaldamento, oppure, ipotesi peggiore, chiudere centrali elettriche.

Decisione che renderebbe necessario tagliare le consegne di elettricità di nuovo alle fabbriche, ma forse anche alle famiglie. È uno scenario agghiacciante, ma non è che se non se ne parla le cose non si verificheranno.

Serve subito scontare l’ipotesi peggiore, nella speranza che questa poi non si verifichi. Purtroppo, la Commissione Europea, con l’appoggio diretto del Parlamento, e indiretto del Consiglio, continua nella sua tradizionale politica basata su proclami tanto facili da condividere quanto difficili da tradurre in realtà e questo ci indebolisce ulteriormente in vista di un inverno che si annuncia molto difficile.


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