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LA STRADA è tracciata soprattutto grazie alle risorse del Pnrr sulla digitalizzazione soprattutto al Sud. Per le amministrazioni del Sud l’obiettivo è quello di digitalizzare gran parte delle attività entro il 2026 con un investimento complessivo che potrebbe raggiungere più di 6 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 600 milioni previsti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari. Una dote importante che dovrebbe spingere al massimo lo sviluppo dell’ecosistema digitale in tutti gli ambiti della Pubblica amministrazione e non solo.

Ma già oggi non siamo all’anno zero. La narrazione strereotipata di un Mezzogiorno arretrato non riesce, in realtà, a cogliere il balzo in avanti che negli ultimi anni è stato compiuto. Per cogliere la vivacità e la capacità di stare al passo con l’innovazione è sufficiente, ad esempio, scorrere i numeri della Calabria con oltre 150mila imprese, di cui 24mila gestite da giovani under 35. Ed è sempre nella regione guidata da Roberto Occhiuto che l’Università è diventata un polo di eccellenza per l’intelligenza artificiale. La periferia di Napoli, San Giovanni a Teduccio, poi, è stata scelta dalla Apple come sede della sua Developer Academy per formare migliaia di aspiranti programmatori e imprenditori nel settore dell’IT. Sempre il capoluogo campano ha registrato il record per la rapidità delle pratiche per il rilascio della carta d’identità elettronica: il nuovo servizio di prenotazione online ha consentito di ridurre da tre mesi a tre giorni i tempi di attesa per l’appuntamento negli uffici municipali e sono state emesse circa 10mila tessere ogni mese.

Anche la Regione Campania, prima per numero di startup di giovani sotto i trent’anni e terza per quanto riguarda le startup innovative, sta facendo la sua parte. Ha già completato la digitalizzazione di tutto il patrimonio culturale e artistico del territorio e, in campo sanitario, ha attivato la piattaforma Sinfonia (Sistema informativo sanità Campania): attraverso il portale della Salute del cittadino e l’App Campania in Salute, i cittadini possono accedere a tanti servizi digitali, come la prenotare una prestazione specialistica o di un accertamento diagnostico, e pagare il ticket online. Sempre con pochi clic si può accedere alla propra storia clinica con il fascicolo sanitario elettronico.

Non siamo, no, all’anno zero, ma sappiamo bene che la strada da percorrere è ancora lunga. Secondo un report dell’Istat, i Comuni, soprattutto nel Sud, registrano difficoltà organizzative e una bassa propensione all’innovazione e alla digitalizzazione, nonostante i fondi previsti dal Pnrr. In particolare, uno dei nodi principali è nella dotazione degli organici, spesso al di sotto delle reali esigenze a causa dei forti vincoli delle risorse pubbliche indotti dalle politiche di contenimento della spesa degli ultimi anni. Tagli che non hanno consentito un adeguato turn over negli uffici. I numeri dell’Istat sono eloquenti. Dal 2011 al 2021, c’è stata una perdita di circa 80mila unità di personale (-20%), accentuata nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-nord (-17,8%). Si è passati da una media nazionale di 50 addetti a 42, da 69 addetti ogni 10mila abitanti a 62, dall’89,2% del full-time a poco più dell’83%. La flessione è più lieve fra i dipendenti stabili (-6,1%) rispetto alla componente atipica, sia dei dipendenti a tempo determinato (-20,5%) sia dei non dipendenti (-15,4%). Le restrizioni sul turn-over e sull’accesso alla pensione hanno prodotto inoltre un invecchiamento accentuato del personale dei Comuni. Nel 2021, solo l’1,9% ha meno di 30 anni (5,1% nelle altre Istituzioni Pubbliche) e più di un quinto (21,4%; era 7,3% nel 2011) oltre 60 (15,8% nelle altre amministrazioni). Le criticità si accentuano a livello territoriale: aumentano nei piccoli Comuni rurali e soprattutto nel Mezzogiorno. In quest’area, nel 2021, solo il 73% degli addetti è a tempo pieno (86,5% nel Nord; 91,2% nel Centro), c’è un forte invecchiamento (31,1% ultrasessantenni) e bassi livelli di istruzione (il 24% ha titoli inferiori al diploma; 17% in Italia). Questi valori rappresentato soprattutto l’impatto dell’incidenza di addetti reclutati attraverso la stabilizzazione di bacini di precariato storico (36,2% del personale; 3% nel Nord e 6,5% nel Centro Italia). La formazione in servizio, che dovrebbe accompagnare questi processi, risulta debole proprio nelle piccole realtà meno urbanizzate e nel Mezzogiorno.

Ha invece una diffusione massima nel Nord Italia (nel 2021 otto Comuni su 10 erogano 1,4 giornate formative per addetto), dove la formazione continua degli adulti ha una tradizione consolidata. Nel Mezzogiorno soltanto il 50% dei Comuni offre ridotte opportunità formative (nel 2021 0,5 giornate per addetto). Senza risorse nazionali, in sostanza, i bilanci dei Comuni, soprattutto nel Sud, hanno margini di manovra esigui per programmare nuove assunzioni e quindi per dotersi di quelle competenze professionali necessarie per accelerare il passo sulla strada della digitalizzazione e dell’innovazione. Per l’Istat occorre spingere verso la creazione di un modello di Pubblica amministrazione avanzato capace di rispondere alla crescente domanda di servizi qualificati. Su questo piano, il Sud dovrebbe divenire un laboratorio privilegiato di pratiche virtuose e innovative, anche utilizzando al meglio le risorse del Pnrr previste per la digitalizzazione. Il percorso è stato avviato, ora bisogna soltanto premere sull’acceleratore.


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