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La sede lucana della Nutriplant

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“Colpo grosso” alla Nutriplant di Lavello: l’assalto all’azienda da parte di 8 banditi con kalashnikov e passamontagna. Furto di mezzi, soldi e fitofarmaci


POTENZA – Hanno aspettato che il custode notturno aprisse il cancello per prendere servizio e permettere al titolare, il sessantenne Giuseppe Petrarulo, di tornare a casa. Poi si sono infilati dietro di lui con 2 auto di grossa cilindrata, e ne sono smontati in 8: kalashnikov in mano, passamontagna, tuta da lavoro e guanti.
E’ iniziato così, giovedì notte verso le 21:30, il “colpo grosso” alla Nutriplant di Lavello, azienda lucana di riferimento per la produzione e la commercializzazione di fertilizzanti, sementi e preziosi agrofarmaci.
Il bilancio finale parla di 3 automezzi portati via: 6mila euro in contanti; più un furgone, l’Audi Q5 del titolare e la Peugeot 3008 del custode, riempiti all’inverosimile con un quantitativo di agrofarmaci del valore approssimativo attorno ai 100mila euro.

L’ASSALTO ALLA NUTRIPLANT DEI BANDITI CON KALASHNIKOV: ERANO INTERESSATI A PRODOTTI RICHIESTI SUL MERCATO NERO

Nel mirino dei banditi ci sarebbero stati proprio alcuni prodotti per l’agricoltura che vengono commercializzati in questo preciso periodo dell’anno e che sono molto richiesti anche sul mercato nero. Dei diserbanti utilizzati nei campi di cereali nella fase della pre-spigatura, che vengono venduti in flaconcini da 150 grammi al prezzo di 180 euro cadauno, e che sono in assoluto tra gli agro-farmaci più costosi sulla piazza.
Il bottino sarebbe potuto essere molto più grande, in realtà, se i malviventi, dopo aver attivato i muletti utilizzati per spostare i bancali di merce stoccata nei magazzini, fossero riusciti ad accendere i camion che stazionavano nel piazzale dello stabilimento, a ridosso della strada statale 93 Appulo Lucana, e a riempirli con altri prodotti per l’agricoltura.
A impedire che il loro piano si realizzasse, però, è stata una semplice misura di sicurezza adottata dagli autisti dei mezzi in questione, che la sera sono soliti portarsi a casa le chiavi.

LA RAPINA, LE MINACCE E LE VIOLENZE AGLI OSTAGGI

A chiamare i carabinieri, quando i rapinatori si erano già allontanati, è stato un cittadino che risiede nella proprietà confinante con lo stabilimento, e che avendo sentito il trambusto si era avvicinato alla recinzione, venendo minacciato a sua volta.
Per tutta la durata del “colpo”, infatti, i telefonini avrebbero smesso di funzionare. Quindi il sospetto è che i rapinatori si fossero premuniti persino di un disturbatore di segnale. Come si sono premurati di portare via il registratore dove venivano archiviate le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza.
Durante la rapina non sarebbero mancati momenti ad alta tensione e violenze nei confronti dei “ostaggi”. Petrarulo, in particolare, sarebbe stato costretto a consegnare le chiavi della cassaforte dietro la minaccia dell’amputazione di un dito. Dopo essere stato scaraventato a terra e colpito. Sempre sotto il tiro dei fucili branditi dai malviventi.

Sulle loro tracce di questi ultimi ci sono gli investigatori del Reparto operativo dei carabinieri del Comando provinciale di Potenza, che avrebbero già individuato il cerignolano come la zona più probabile di provenienza della banda.
Stando al racconto delle due vittime, però, uno dei malviventi avrebbe avuto uno spiccato accento calabrese.

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