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E’ stata presentata all’Università della Calabria la ricerca del dipartimento di ecologia sulla tartaruga marina Caretta caretta la cui nidificazione è presente anche in diverse spiagge della costa ionica calabrese. «Il progetto – è detto in un comunicato – è stato finanziato con un contributo del Ministero dell’Ambiente, Direzione Generale per la Protezione della Natura e della Provincia di Reggio Calabria, Assesorato all’Ambiente, con la collaborazione del Wwf Italia». «Il Dipartimento di Ecologia dell’Unical si è fatto promotore, sin dalla primavera del 2000, di una campagna di ricerche, coordinata dal prof. Antonio Mingozzi, finalizzata alla definizione di distribuzione e status della popolazione nidificante lungo la Costa Ionica calabrese ed in particolare tra Capo dell’Armi e Capo Bruzzano. Il progetto mira non solo ad azioni di ricerca e conservazione della specie, ma anche ad azioni di tutela attraverso l’informazione e la sensibilizzazione pubblica». La conferenza di presentazione della ricerca ha contribuito a fare il punto sullo stato abitativo delle tartarughe sul territorio calabrese e sui vantaggi che potrebbero derivarne a condizione di tutelarne l’ambiente e il contesto ai fini anche turistici. Dopo gli interventi di saluto del preside della facoltà di Scienze, Gino Mirocle Crisci, e del direttore del dipartimento di ecologia, Maria B. Bisonti, e di Pietro Brandmayr, presidente del Museo di Storia naturale e dell’Orto botanico dell’Università della Calabria, la Conferenza è entrata nel vivo con l’introduzione del prof. Mingozzi. Sono, quindi, seguite le comunicazioni di Pierluigi Fiorentino, del Ministero dell’Ambiente; Giuseppe Neri, assessore all’ambiente della Provincia di Reggio Calabria; Liliana Bernardo, dell’Orto Botanico dell’UniCal; Tullio Romita, del Centro Studi e Ricerche sul Turismo dell’UniCal; Giuseppe Paolillo, del WWF Calabria, e di Paolo Casale, del WWF Italia». «Dal dibattito che si è sviluppato – si afferma nel comunicato – è emerso che bisogna salvaguardare la nidificazione di Caretta e questo significa che bisogna tutelare le spiagge dal degrado. La nidificazione di questo animale non è incompatibile con una frequentazione turistica rispettosa degli arenili. È necessario, però, che si comprenda che le spiagge non sono una distesa di sabbia da spianare con mezzi meccanici o da utilizzare come autostrada o deposito di immondizia, ma un delicato ambiente naturale. Con adeguati interventi di riqualificazione naturalistica e di gestione degli arenili, la nostra tartaruga potrebbe veramente diventare un richiamo forte, nel senso che può essere considerato a tutti gli effetti un ‘valore aggiuntò per uno sviluppo turistico di quest’area costiera, basato sulla salvaguardia e la fruizione intelligente delle sue straordinarie risorse naturali». Paolo Casale, parlando in particolare dei problemi di conservazione delle tartarughe marine in Calabria, ha sostenuto che «la sopravvivenza della Caretta caretta è legata, soprattutto all’impedimento della elevata mortalità a causa della cattura accidentale. Nella sola area reggina, ad esempio, si stima che circa 600 tartarughe a stagione siano vittime delle attività di pesca. Buona parte dei siti riproduttivi, inoltre, sono gravemente minacciati dal fenomeno dell’erosione costiera e da pratiche altamente distruttive sul piano ecologico come la pulizia meccanica degli arenili e l’uso di mezzi fuoristrada, inquinamento, perdita di habitat, disturbo, predatori naturali, che possono negativamente agire su ogni fase del processo riproduttivo di Caretta, interessando tanto gli adulti quanto le uova o i piccoli alla schiusa».

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