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di FRANCESCO MOLLO
Incaricato di effettuare vendite di beni per procedure fallimentari, avrebbe invece intascato gli introiti degli incanti, oltre 3 milioni di euro, provocando un grave danno ai creditori. Con l’accusa di peculato è stato arrestato il famoso notaio Guglielmo Labonia.
Alle prime luci dell’alba, il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Cosenza e i finanzieri della compagnia di Castrovillari hanno eseguito
un’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale della città del Pollino, Annamaria Grimaldi, nei confronti del notaio 62enne di Rossano, ma con studio a Sibari di Cassano Jonio. L’ipotesi di reato che la Procura di Castrovillari contesta all’indagato è quella di peculato per essersi indebitamente appropriato, il professionista, di una rilevante somma, oltre 3 milioni, derivante dalla vendita all’incanto di numerosi beni fallimentari.
Dal 2002, secondo le indagini coordinate dal procuratore capo della Repubblica, Franco Giacomantonio, il notaio era stato, infatti, delegato dal giudice dell’esecuzione immobiliare e dal giudice fallimentare del tribunale di Castrovillari di procedere alla vendita all’incanto di cespiti immobiliari derivanti da numerosi fallimenti. Le somme però versate dagli aggiudicatari dei beni, anziché essere prontamente messe a disposizione dei creditori fallimentari, venivano trattenute dal Notaio su un proprio conto corrente per essere destinate a spese personali ed essere utilizzate quali fonti di produzione di cospicue somme a titolo di interesse. Solo una minima parte di tali somme sono state recentemente depositate, e solo a seguito di reiterate diffide dei giudici competenti. Ed è proprio a seguito di circostanziate segnalazioni effettuate nello scorso mese di marzo dai competenti giudici del tribunale di Castrovillari che imagistrati inquirenti hanno dato avvio all’inchiesta, utilizzando anche le nuove procedure informatiche per le indagini bancarie e finanziarie.
Gli investigatori delle fiamme gialle sono stati incaricati di vagliare la copiosa documentazione relativa alla gestione di alcune centinaia di fascicoli di procedure fallimentari che si sono susseguite negli ultimi sei anni.
I primi riscontri effettuati dai finanzieri – hanno fatto sapere gli inquirenti – avrebbero di fatto confermato l’ipotesi accusatoria. Infatti, nello svolgimento dell’importante incarico, Labonia, avendo la disponibilità di cospicue somme versate da privati cittadini per l’acquisto di beni immobili, anche case di prima abitazione, destinate ai creditori di procedure esecutive e fallimentari, ha sistematicamente mancato di dare corso agli adempimenti prescritti dal codice di rito, omettendo di depositare in appositi libretti di deposito le somme delle quali man mano acquisiva la disponibilità, ovvero, pur avendole in parte depositate indistintamente su un conto corrente acceso a suo nome, le utilizzava distraendole dallo scopo cui erano destinate e, comunque, lucrandovi indebitiinteressi sulle stesse. Contro Labonia, che è anche componente del Consiglio nazionale del notariato e coordinatore dell’Osservatorio di deontologia, è stata presa una misura disciplinare “cautelare” da parte dell’organismo di tutela professionale.
«Il consiglio nazionale del notariato – ha dichiarato il presidente Paolo Piccoli – non è a conoscenza dei fatti in base al quale il consigliere nazionale, Guglielmo Labonia, è stato oggetto di un provvedimento di custodia cautelare. Nessuna valutazione pertanto può essere effettuata nel merito. Abbiamo piena fiducia nei confronti della magistratura che auspichiamo possa, nel più breve tempo possibile, fare chiarezza sui fatti. Nel frattempo, cautelativamente, si è provveduto a sospendere il notaio Labonia dagli incarichi ricoperti in consiglio nazionale».

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