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Sarà la neuropsichiatra Maria Teresa Giarelli a dire se sono riscontrabili tracce dovute al trauma di aver subito violenza sessuale nella piccola che, secondo le ipotesi d’accusa formulate a carico del giovane padre, un 40enne professionista catanzarese, sarebbe stata da lui ripetutamente violentata.
I giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro nel corso del processo all’uomo (presidente Antonio Saraco, a latere Emanuela Folino ed Emma Sonni), accogliendo l’insistente richiesta dei difensori, gli avvocati Enzo De Caro e Antonio Rania, hanno affidato oggi l’incarico al perito, che ha chiesto 150 giorni per il deposito della propria relazione, e dunque il processo è stato rinviato al primo luglio. Il consulente della difesa, che ha avuto degli incontri protetti con la minore, ha già concluso per la mancanza di segnali di «degenerazioni» nel rapporto padre-figlia, ed ora anche il perito del Tribunale è chiamato a dire la sua in merito. Solo in seguito sarà la volta delle discussioni del pubblico ministero Simona Rossi e degli avvocati. È stata la madre della presunta piccola vittima, che oggi ha circa sei anni, a dare il via alle indagini della Polizia con una denuncia sporta contro l’ex marito nel maggio del 2007. Mesi dopo, a metà dicembre del 2007, l’imputato finì in manette, e tre giorni dopo lasciò il carcere di Siano per decisione del giudice per le indagini preliminari Camillo Falvo, che gli concesse i domiciliari, cui è ancora sottoposto (con permesso di recarsi a lavoro).
L’imputato, che risponde anche di aver detenuto e, secondo le accuse, divulgato attraverso la rete Internet materiale pedo-pornografico, si è sempre difeso parlando di un accanimento della moglie nei suoi confronti dovuta alla loro separazione, e ricordando che, oltre un anno prima che la donna lo denunciasse, aveva presentato un esposto al Tribunale dei minorenni di Catanzaro «poichè – spiegarono i legali – la figlioletta aveva raccontato, alla presenza di testimoni, di aver visto la madre fare l’amore con un’altra persona».

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