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Minacce di morte contro il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Mario Spagnuolo sono state scritte la scorsa notte sul muro di un negozio del centro abitato, a Vibo. In una delle frasi che adesso sono state fatte cancellare dalla polizia c’era scritto ‘Spagnuolo vattene o moriraì. Mario Spagnuolo, proveniente dalla Dda di Catanzaro, appena si è insediato al vertice della procura di Vibo Valentia -una provincia ad altissimo tasso di criminalità organizzata, la sesta d’Italia in materia di estorsioni- ha subito iniziato a lavorare sodo assestando alcuni durissimi colpi contro le cosche vibonese, le più agguerrite della ‘ndrangheta. È dell’altro ieri il sequestro del patrimonio di 4,5 milioni di euro riconducibile ad Andrea Mantella, elemento di spicco della criminalità organizzata. Altri provvedimenti in materia di abusivismo edilizio, l’ultimo il sequestro di un un grosso centro commerciale. Le minacce contro Spagnuolo fanno seguito alle dichiarazioni del pentito vibonese Gerardo D’Urso, secondo cui un boss del clan Mancuso di Limbadi aveva ordinato alla cosca Pesce un lancia missile per eliminare Marisa Manzini, pm della Dda applicata al tribunale di Vibo Valentia e come, a denunciarlo sempre lo stesso pentito, le cosche della Piana avrebbero decretato la morte dell’onorevole Angela Napoli. Il procuratore capo Spagnuolo, fin dal suo insediamento, non ha smesso mai di lamentare la carenza di uomini e mezzi sia per quanto riguarda le forze dell’ordine sia per il suo ufficio: «Se le proiezioni dovessero essere queste», aveva detto in una conferenza stampa, «c’è il rischio che rimanga da solo, c’è il rischio di una bancarotta».

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