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Una pena confermata e l?altra scontata di quasi cinque anni. Si è concluso così il giudizio di secondo grado per i due imputati dell?omicidio aggravato di Antonio Saracino, 33anni, ingegnere edile di Crotone ucciso a Dipignano (Cosenza) il 27 ottobre del 2007 a scopo di rapina. La Corte d?assise d’appello di Catanzaro (presidente Cosentino, a latere Petrini), oggi, ha lasciato immutata la condanna a 16 anni ed 8 mesi di reclusione inflitta in primo grado ad Aurelio Natoli, 33 anni; ed ha invece ridotto a 10 anni di reclusione la condanna di William Pastorello, 23 anni, che prima aveva avuto 14 anni e 8 mesi (per lui i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti). Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini aveva chiesto la conferma della precedente condanna per entrambi gli imputati, che erano difesi dagli avvocati Marina Pasqua e Natalia Branda. Il primo grado si era chiuso con un rito abbreviato (che dunque era valso agli imputati lo sconto di pena di un terzo sulla pena da irrogare), davanti al giudice dell?udienza preliminare di Cosenza, il 18 marzo scorso. L?omicidio di Saracino risale invece a due anni e mezzo fa, ed avvenne in località Piano Maggese, nella frazione Laurignano di Dipignano, centro alle porte di Cosenza. Qui, poco prima delle 4 del mattino, il cadavere del giovane ingegnere crotonese era stato ritrovato a terra, in una pozza di sangue, accanto alla sua Peugeot 207 di colore grigio. L?uomo da qualche mese viveva nella frazione Quattromiglia di Rende (Cosenza), per seguire un corso di formazione per insegnanti all?Università della Calabria. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Saracino era giunto a Dipignano, in una zona appartata e frequentata anche da coppie omosessuali, insieme ad altre due persone. Si presume che con loro sia scoppiata una lite, che ha portato l?uomo a uscire dalla propria auto, prima di essere colpito alla testa con una pietra e poi investito più volte dai suoi assassini, che si sono messi alla guida della sua auto. Per l?omicidio, ben presto, furono fermati Natoli e Pastorello già noti alle forze dell?ordine come tossicodipendenti che, interrogati per tutta la notte, avevano ammesso le loro responsabilità. I due avevano rapinato la vittima, tra l?altro anche dell?orologio e del cellulare, ed a incastrarli erano state le riprese della videocamera interna dell?istituto di credito dove i due avevano tentato invano di utilizzare il bancomat sottratto a Saracino.

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