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La Calabria è maglia nera per mortalità infantile e neonatale: nel 2006 presenta un tasso di mortalità neonatale di 3,7 casi per mille nati vivi, contro un valore medio italiano di 2,5; un tasso di la mortalità infantile di 5,5 casi per mille nati vivi contro una media italiana di 3,4 casi. E’ quanto emerge dalla settima edizione del Rapporto Osservasalute (2009), un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Università Cattolica di Roma e coordinato dal Professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Per quanto riguarda le malattie infettive la Regione presenta un tasso di incidenza di AIDS di 0,3 per 100.000 per l’anno 2008, l’incidenza minore in Italia.
Sempre nell’ambito delle malattie infettive, è da notare l’aumento del morbillo in Calabria (+17,2%) da 0,29 a 0,34 casi per 100 mila nella classe 0-14 anni, aumento di certo ricollegabile ai problemi di copertura vaccinale.
Quest’anno il rapporto ha considerato l’evoluzione dell’incidenza dei tumori negli ultimi decenni. È emerso che i tassi medi standardizzati di incidenza per tutti i tumori maligni nella classe di età 0-84 anni sono passati per i maschi da 233 per 100.000 tra 1980-1989, a 265,7 tra 1990-1999, fino a 274,7 tra 2000-2009 (il valore medio italiano per l’incidenza maschile è variato da 362,7 a 377,6 fino a 349,4).
La mortalità maschile è passata da 162,1 a 173,3 fino a 164,9 (a fronte del dato italiano 252,8 a 237,8 fino a 193,3). Per le femmine i tassi medi standardizzati di incidenza per tutti i tumori maligni nella classe di età 0-84 anni sono passati da 161 a 183,2, fino a 201,3 (il valore medio italiano è variato da 233,2 a 255,6 fino a 270,0); la mortalità femminile da 95,5 a 93,7, fino a 86,3 (in Italia rispettivamente 129,7 120,8 106,0). Se andiamo ad osservare le malattie psichiche in Calabria si riscontrano tassi di ospedalizzazione non alti.
Il tasso standardizzato di ospedalizzazione per disturbi psichici (includendo in questa definizione un’ampia gamma di disturbi tra cui le psicosi, le nevrosi, i disturbi della personalità ed altre patologie, anche correlate all’abuso di sostanze) è, infatti, di 56,85 maschi per 10.000 nel 2006 (vs 50,64 medio in Italia), 49,18 femmine per 10.000 nel 2006 (vs 48,73 medio in Italia). La Calabria nel 2008 fa registrare un consumo di antidepressivi quasi triplicato dal 2000 al 2008: si va da 8,3 dosi definite giornaliere (DDD) per 1000 abitanti nel 2002 a 31 per 1000 nel 2008 che corrisponde a un aumento del 273,5%. A livello nazionale invece i consumi sono più che triplicati, si è passati da 8,18 a 33,55 (+310,1%).
Un altro fattore indicativo dello stato generale di salute della Regione è la condizione e la qualità di vita di persone con disabilità: quest’anno il Rapporto ha preso in esame l’importo medio annuo delle pensioni di disabilità che consente di fornire una visione globale del supporto di tipo monetario che lo Stato offre alle persone disabili. I benefici di tipo monetario rimangono infatti la principale tipologia di supporto e rappresentano ad oggi ancora una delle poche fonti che consente di dimensionare la condizione economica delle persone con disabilità. In Calabria nel 2006 i maschi beneficiari di pensione di invalidità sono stati 101.463 per un importo medio di 10.276 euro (compenso lordo annuale), le femmine 115.860 per un importo medio di 10.306 euro; per un totale di 217.323 beneficiari e un importo medio di 10.292 euro.
I corrispettivi valori in Italia sono mediamente di 2.252.574 maschi disabili che percepiscono in media 12.334 euro annui di pensione, 2.464.306 femmine che percepiscono in media 11.130 euro l’anno, per un totale di 4.716.880 disabili e una pensione media di 11.705 euro l’anno.
Alla Calabria – secondo il rapporto – spetta il primato negativo della minore spesa pro capite per assistenza sociale ad anziani e disabili: a fronte di una media italiana di 117 euro l’anno pro capite per gli anziani e di 2.184,3 euro l’anno per le persone con disabilità, la spesa sociale che ha come utenza la popolazione anziana in Calabria è di appena 19,7 euro pro capite e quella a favore delle persone con disabilità di 326,4 euro pro capite.
Non sono disponibili per la Calabria i dati sull’organizzazione dei punti nascita. Quanto all’aborto volontario, il tasso standardizzato di interruzione volontaria di gravidanza è nel 2006 è pari a 7,1 casi per 1.000 donne e quindi inferiore al dato nazionale (9,16 casi per 1.000 donne), ma probabilmente sottostimato. La Calabria presenta un eccesso di parti cesarei: registra una proporzione dei parti con taglio cesareo (TC), pari a 46,83% (totale TC sul totale dei parti – anno 2006), contro la media nazionale di 39,30%. Si registra un aumento parallelo sia delle proporzioni di TC primari che di quelli ripetuti. Quest’anno il Rapporto prende anche in esame la salute della bocca degli italiani che offre anche uno spaccato di quelle che sono le possibilità economiche delle famiglie per le spese che riguardano la salute dato che nel nostro Paese le prestazioni sanitarie connesse alla salute del cavo orale vengono erogate principalmente da professionisti che operano nel settore privato, comportando di fatto uno svantaggio per i cittadini il cui reddito è insufficiente a coprire spese sanitarie per la salute orale, specie se ingenti. In Calabria si evince che la libertà di spesa delle famiglie per la salute della propria bocca è molto ristretta; infatti in Calabria si registra la percentuale minore di persone di 3 anni e più che hanno fatto ricorso ad un odontoiatra per visite di controllo o per trattamenti nei dodici mesi precedenti la rilevazione presso qualsiasi tipo di struttura, sia del SSN che privata o accreditata: questo dato supera di poco il 30% dei cittadini della Regione a fronte della media italiana del 40%. Praticamente in poco meno del 90% dei casi queste visite sono state totalmente a carico delle famiglie. La Calabria è anche una delle regioni con quote più elevate di persone che non hanno sostituito alcun dente naturale mancante.

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