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di SARA LORUSSO
POTENZA – Il Pd perde consensi nel capoluogo totalizzando poco più del 20 per cento e sul terreno democratico si apre la partita cittadina. Ma può il dato elettorale regionale che ha investito la città lasciando parecchi scontenti sul campo diventare un giudizio sull’operato dell’amministrazione guidata dal democratico Vito Santarsiero? Secondo alcuni sì, tanto che a poche ore dallo scrutinio a Palazzo di città il malumore interno al Pd è evidente. Con il sindaco Santarsiero messo al centro del fuoco amico.
A poche ore dallo spoglio, se Vincenzo Folino, il soldato tornato consigliere semplice che ha fatto della capacità di opposizione interna una proprio caratteristica, porta a casa il bottino più alto di voti, pur riconfermando il dato sul capoluogo di cinque anni fa, il risultato elettorale di altri pezzi da novanta, non solo democratici, apre il dibattito interno. Erminio Restaino, capogruppo regionale uscente dei democratici, raccoglie meno di quanto sperato; Gennaro Straziuso, il candidato che è stato appoggiato dal sindaco, proprio nelle campagne, roccaforte di Santarsiero e dei suoi uomini, non totalizza secondo le aspettative. E De Filippo non prende la città in consenso personale. Su Santarsiero, in queste ore, si concentra larga parte del malumore di partito: sindaco democratico ri-eletto, al ballottaggio, pochi mesi fa, con una coalizione ampia e un Pd decisamente più incisivo in termini di voti.
E poi ci sono i Popolari uniti, richiamati, fino a pochi mesi all’ordine dai colleghi di coalizione per un’eccessiva presenza in esecutivo, che su Potenza aumentano, e non di poco, i consensi. Udc e Idv che pure vanno bene, non hanno più presenza, dopo due clamorosi addii, in consiglio comunale: si apre anche la questione della futura ed eventuale rappresentanza in giunta comunale.
Il rimpasto a Palazzo di città, rinviato per la tregua elettorale, sembra prossimo: uno degli assessori potentini, Alessandro Singetta, è ormai in consiglio regionale con l’Api, e il segretario lucano dei democratici, Roberto Speranza, aveva annunciato le dimissioni dalla delega all’Urbanistica già ai tempi del congresso. Ma proprio con i malumori che dal partito investono Santarsiero e i suoi uomini dovrà fare i conti anche il riequilibrio della rappresentanza del Pd nell’esecutivo cittadino.
Eppure, il voto su Potenza è anche altro. Innanzitutto i temi che questa campagna elettorale sembrano non aver toccato da vicino il capoluogo: rifiuti, infrastrutture, trasporti restano questioni calde della città che paga anche un bilancio ingessato e ancora sottoposto al dazio dello storico dissesto. Questo mentre neanche l’opposizione riesce a sbancare. Persino Roberto Falotico, l’ex democratico, oggi uno dei leader dell’opposizione moderata e cattolica, non totalizza su Potenza, la sua città, quanto i primi due del Pdl, gli avvocati Sergio Lapenna e Michele Napoli (altri due potentini doc). In generale, è vero, il Pd resta il primo partito. Ma non basta.
Come il gruppo del Pd della Provincia di Potenza, anche il segretario lucano democratico si congratula con il neo rieletto governatore. «La vittoria di Vito De Filippo e della coalizione di centrosinistra ha assunto dimensioni che non hanno paragoni in nessuna altra regione d’Italia. Il Pd è risultato il primo partito a livello regionale ed in entrambe le province del nostro territorio, dimostrando un importante radicamento territoriale e una forte capacità di interpretare le domande dei cittadini lucani», dice Speranza. Ma su Potenza anche un altro dato si fa importante.
L’espressione del voto disgiunto non è minima. Il 18,7 per cento totalizzato da Magdi Cristiano Allam da candidato presidente comprende gran parte del voto disgiunto e dello scarto che segna la differenza tra il voto della coalizione di centrosinistra e quello del presidente De Filippo (a Potenza pari al 53,2 per cento, 7 punti in meno rispetto al dato regionale). Voto disgiunto che l’avversario Pagliuca, nel capoluogo, ha pagato meno: tra liste e presidente, nel centrodestra, la differenza è davvero minima.
Potenza è la città amministrativa per eccellenza, centro regionale di uffici e di relazioni, dove il peso del voto raccolto, sul totale regionale, conta molto. Non solo demograficamente. Ed è chiaro che l’amministrazione guidata dai democratici pure è oggetto di giudizio. Ma Potenza è anche la città dove l’attività amministrativa paga forse troppo spesso le pause elettorali e quelle congressuali. E a Potenza, come in Regione, il Pd è il partito di maggioranza relativa.

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