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Tra otto giorni i giochi saranno fatti. Nel bene e nel male, il destino dei lavoratori Ferrosud in cassa integrazione verrà deciso il 20 ottobre, giorno in cui la cig scadrà.
Rischia così di essere scritta, per l’ennesima volta in città, una pagina che diventerebbe un specchio dei tempi.
Nonostante le commesse, un piano industriale credibile, un concordato preventivo omologato nel 2011 e un recente vertice al Mise, la situazione dell’unica azienda metalmeccanica del settore ferroviario sta per essere iscritta fra le realtà del passato.
Il 16 settembre scorso, al termine della riunione che il Mise aveva convocato per fare il punto sul concordato preventivo non ancora diventato realtà, i toni erano ben diversi.
Finalmente dopo molto tempo si profilava, grazie all’interesse del ministero dello Sviluppo economico, una soluzione positiva. A cominciare dalla chiusura del concordato preventivo che il commissario straordinario Antonio Casillo, fino a quel momento non aveva ancora effettuato.
A quasi un mese da quella riunione il silenzio prolungato del Mise preoccupa per molte ragioni. Innanzitutto, come fa sapere la Cgil, perchè il Mise aveva indicato un periodo breve per giungere alla definizione della vicenda. In secondo luogo, la mancanza di decisioni si lega anche all’assenza della Regione Basilicata che non si presentò a quel tavolo.
Raggiunto telefonicamente, l’assessore regionale alle Politiche di sviluppo, formazione e ricerca Raffaele Liberali si è detto disponibile a verificare, nei prossimi giorni, i passaggi nei confronti del Mise che, si augurano ancora alla Cgil, possa riconvocare le parti al più presto.
Risolto questo aspetto, restano poi altri tasselli da sbloccare come la tratta ferroviaria Jesce-Casal Sabini che rischia ancora una volta di essere bloccata da Rfi dopo che i lavori che erano stati richiesti dopo la riapertura, non sono stati ancora completamente realizzati.
Le prossime ore saranno decisive e definitive, anche se la Cgil avverte: «Non resteremo con le mani in mano».

 

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