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NELLE settimane in cui il presidente Pittella, sta facendo visita alla varie strutture sanitarie del territorio, il segretario della Cgil di Potenza, Angelo Summa, ribadisce la necessità di portare a termine la riforma avviata negli anni passati, attraverso una visione organica fatta di scelte chiare e investimenti.
La Sanità lucana e i singoli presidi sanitari – prende posizione il sindacalista – «non si rilanciano con atti isolati, al di fuori di una visione organica dell’intero sistema sanitario». Definisce «lungimirante» il processo riformatore avviato nella metà degli anni 90 con l’adozione del piano sanitario che individuò le sedi degli ospedali sede di Psa, indicando anche la missione degli altri presidi ospedalieri attraverso una chiara riconversione degli stessi .
Tale processo riformatore ha avuto il suo culmine con la legge 12 del 2008, grazie alla quale si è passati da 5 a 2 Asl, scelta, peraltro – ricorda Summa – «fortemente sostenuta dalla Cgil». Una riorganizzazione che ha sentito una importante razionalizzazione dei costi, anche se «ci sono ancora delle previsioni che non hanno trovato attuazione». Non solo con riferimento al riordino della rete ospedaliera, ma soprattutto alle politiche di integrazione dei servizi territoriali ormai compressi, che non rispondono alla crescente e complessa domanda dei vari bisogni di assistenza: assistenza all’handicap, alla non autosufficienza, assistenza domiciliare ed in particolare al vasto mondo dei disagi e delle dipendenze.
Ma Summa, lancia anche un allarme: «La sanità lucana è ormai ferma da troppo tempo .
Il rischio di scivolare in una gestione del passato è elevato considerata l’assenza di un programma e di una visione generale degli interventi». E aggiunge: «E’ necessario evitare di compromettere i risultati raggiunti sino ad ora, considerato che la sanità lucana non ha condizioni di deficit ed ha sicuramente la migliore performance del Mezzogiorno».
Quindi auspica la ricerca di un avanzamento continuo con l’impegno «irrinunciabile nell’attuazione di un quadro di riforma, in parte già avviato, che punti ad innanzare la qualità dell’assistenza sanitaria , riducendo le liste di attesa , la migrazione sanitaria, la debole appropriatezza di accesso e di erogazione dei servizi».
E aggiunge ancora: «L’obiettivo di questo percorso deve tendere a far si che nel sistema della sanità regionale maturi un nuovo modo di lavoro in grado di dare risposte adeguate ai bisogni di salute dei cittadini. Obiettivi, questi, che possono essere raggiunti solo se si attiva contestualmente una valutazione costante della qualità e della soddisfazione degli utenti e con percorsi che possano essere verificati nella loro effettiva efficacia buon welfare dipende dall’uso razionale delle risorse, dal controllo della spesa e da una gestione trasparente e intelligibile delle prassi. Si deve superare la persistente concezione di marginalità delle politiche sociali, che, al contrario, vanno promosse e percepite come strumento per lo sviluppo del territorio».

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