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La targa dello studio Plasmati colpita da un proiettile

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POTENZA – Ha ammesso di essere stato lui a offrire al suo presunto estorsore la possibilità di ricomprarsi la casa che gli era stata confiscata ed era andata all’asta. Ma ha escluso di aver mai voluto lucrare su quest’operazione.

E’ quanto dichiarato dal notaio policorese Massimo Plasmati nel processo a carico del 49enne, Daniele Guerra, l’imprenditore edile originario di Tursi, accusato di aver fatto fuoco contro lo studio del professionista a fine gennaio dell’anno scorso per riavere una villa che era stata di sua proprietà, ma era finita all’asta ed era stata acquistata dal giovane notaio. Una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica della cittadina ionica e non solo, per cui l’imprenditore risulta imputato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai suoi danni, danneggiamento, e detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da fuoco.
Plasmati è stato sentito a fine aprile davanti al gup Lucio Setola, che a luglio dovrebbe decidere sul caso, dopo la richiesta di rito abbreviato avanzata dai legali di Guerra, Antonello Talerico di Catanzaro e Giuseppe Peluso di Crotone.

Il suo esame si era reso necessario a integrazione delle dichiarazioni rese poco dopo l’episodio degli spari, quando aveva escluso ai carabinieri di aver ricevuto minacce, richieste estorsive o di aver subito «azioni che potessero rappresentare intimidazioni».

Il notaio ha spiegato di aver avuto semplicemente un «personale sospetto» nei confronti di Guerra per la vicenda della sua vecchia villa e dell’asta a cui l’aveva acquistata, al prezzo di 54mila euro, due settimane prima degli spari. Proprio questo «sospetto», quindi, lo avrebbe spinto a chiedere al suo avvocato di ricontattare Guerra, a cui in precedenza avrebbe chiesto una sorta di permesso per la partecipazione all’asta, per sapere se avesse maturato l’intenzione di recuperare la proprietà.

«La mia partecipazione all’asta fu dichiaratamente, diciamo… avvenne dichiaratamente nella prospettiva che ci potessero essere terzi soggetti che, rilanciando ulteriormente, avrebbero impedito a lui di acquistare». Questo il racconto di Plasmati in aula. «Però, se avesse acquistato lui, io avevo detto che moralmente non mi interessava comprare l’immobile. Soltanto se lui non ero interessato, mi sarei fatto avanti. Sta di fatto che il giorno dell’asta non ci fu la partecipazione della persona, e quindi non… l’immobile venne aggiudicato. Io, nel rispetto di questo mio intendimento unilaterale iniziale, feci contattare la persona dicendogli: “Guardate, forse non ci siamo capiti”. O meglio, feci contattare l’avvocato. “Forse non ci siamo capiti. Perché noi avevamo capito che voi dovevate venire, che eravate interessati, eccetera.. Comunque, siccome non ho versato il prezzo e quant’altro, c’è l’aggiudicazione, se siete interessati, io a parità di cifra vi restituisco l’immobile” proprio perché non avevo intenzione di acquisire una proprietà a un prezzo ribassato ai danni di un debitore, che magari ha avuto le sue problematiche».

Il notaio ha tenuto a precisare di aver cercato in vari modi di sgombrare il campo da interpretazioni di segno diverso del suo comportamento. Inoltre ha riferito che il giorno dell’asta sarebbe stato rassicurato dall’avvocato di Guerra che a distanza di qualche giorno ancora gli avrebbe comunicato il disinteresse dei suoi assistiti.

«Avevano deciso – sono le parole del legale riferite da Plasmati in aula – che non avrebbe partecipato, che non erano in grado di fare questo investimento, o avevano interessi diversi a fare investimenti per i loro rapporti personali (…) quindi non erano messi d’accordo poi su chi avrebbe dovuto versare… E finì lì».

«Tre giorni dopo questa telefonata ci fu l’episodio dell’esplosione dei colpi di pistola».

Prosegue il racconto del professionista di Policoro. «Ripeto, io non ho avuto comunicazione o pressioni o elementi diretti, direttamente riconducibili, dopo il fatto, che mi potessero dire che era stato… era provenuto da Tizio e Caio. Però personalmente, non ritengo di avere nessun altro tipo di inimicizia tale da generare una reazione del genere, quando fui chiamato a sommarie informazioni mi chiesero qualunque tipo di possibile cosa che mi venisse in mente. Tra le varie cose che mi venivano in mente, che potevano essere successe, io riferii che c’era stato questo episodio. Poi, sono stati i carabinieri a continuare la indagini, diciamo».

Rispondendo alle domande del difensore di Guerra, Plasmati ha anche escluso di aver mai percepito sentimenti negativi nei suoi confronti da parte dell’imputato. Quindi ha ribadito che anche dopo l’asta avrebbe offerto di cedere senza alcun problema la villa a Guerra al prezzo pagato per l’acquisto «senza rimborso spese». Sebbene non abbia avuto la certezza assoluto di essere stato compreso fino in fondo.

«Non lo so, sinceramente, se lo aveva capito bene». Ha spiegato il notaio. «Io mi sono espresso in questi termini, in perfetto italiano».

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