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C’È una Basilicata virtuosa che fa notizia su scala nazionale, e lo spaesamento è doppio se si pensa ai non pochi problemi e carenze che i lucani sono costretti a patire in campo sanitario: ma nella regione a contagio zero (ieri per l’ennesima volta), la battaglia contro il virus viene condotta con rigore.

E il riconoscimento arriva da un dossier pubblicato dal Corriere della Sera: lo studio è stato elaborato dagli esperti della Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze) per il periodo di riferimento tra il 22 aprile e il 20 maggio, vale a dire il passaggio dal lockdown alla cosiddetta Fase 2. Sono tre i parametri: quanti tamponi «diagnostici» (ovvero i primi, quelli che servono a scoprire se una persona è infetta o no, escludendo i successivi di controllo) sono stati effettuati al giorno ogni 100mila abitanti; quanti positivi vengono scoperti (sempre per 100mila abitanti), e infine la percentuale di tamponi positivi sul totale.

Con il Veneto, «preso a modello a livello internazionale», la Basilicata è («a sorpresa», chiosa il quotidiano meneghino) con l’Umbria e il Friuli Venezia Giulia tra le Regioni che stanno monitorando con più accuratezza il coronavirus tra i propri abitanti. «Certo – si legge nell’articolo corredato da una tabella che pubblichiamo in questa pagina –, l’incidenza del Covid 19 è infinitamente diversa rispetto alla Lombardia, dunque la macchina della sorveglianza è meno oberata».

I numeri: per quanto riguarda livello di ricerca (testing) in rapporto al numero di abitanti, la Basilicata rispetto alla media nazionale è sempre a un livello più alto, ed è questo il motivo per cui, ad esempio, nel periodo di riferimento ha effettuato – al pari dell’Umbia – circa 2.700-2.800 tamponi e ha trovato solo 8 positivi (il riferimento è sempre su 100mila abitanti).

Nel periodo oggetto di studio, la Basilicata ha effettuato in particolare ben 2.826 tamponi diagnostici su 100mila abitanti (media nazionale 1.786), più di regioni grandi e molto colpite dal virus come Lombardia (1.855 tamponi), Piemonte (2.311) ed Emilia Romagna (1.761).

Nello stesso periodo, è indicativo come quelle stesse regioni del Nord –nonostante un numero inferiore di tamponi effettuati – abbiano fatto registrare una incidenza di nuovi casi sempre superiore alla media nazionale (72) ovvero 177 in Lombardia, 182 in Piemonte e 96 in Emilia Romagna.

Una tendenza confermata dalla terza parte dello studio, che di quegli stessi tamponi “diagnostici” riporta la percentuale di positivi: Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna in testa (ben oltre la media nazionale del 4,1%), Basilicata in coda con lo 0,3% di tamponi positivi (stesso dato di Umbria e Calabria).

Cifre che fanno ben sperare da un lato, dall’altro devono mettere in guardia per il dopo-3 giugno: se la Basilicata è virtuosa, le regioni procedono in modo differenziato e non è un caso che ancora pochi giorni fa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, lamentava come «nelle ultime 4 settimane, in media» erano stati effettuati 61 tamponi al giorno per 100mila abitanti, «con enormi variabilità regionali. Numeri inadeguati per una precoce identificazione e isolamento dei casi asintomatici». La Basilicata non rientrava certamente tra le regioni “lumaca”.

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