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POTENZA – Un’altra badante moldava positiva al covid scoperta a Castronuovo Sant’Andrea (LEGGI LA NOTIZIA), ma soltanto dopo aver assistito per 19 giorni un’anziana a Gorgoglione. Mentre in mattinata dovrebbero essere sottoposti a un nuovo tampone i 100 richiedenti asilo ospitati da sabato sera nell’ex Hotel Old West di Ferrandina Scalo. La metà dei quali è in attesa di essere smistata in altre strutture della provincia di Matera, dove dovrà completare i 14 giorni di quarantena anche in caso di esito negativo dei test.

Sono questi gli ultimi due fronti aperti dell’emergenza coronavirus in Basilicata.

La notizia della positività della badante moldava arrivata circa una settimana fa a Castronuovo Sant’Andrea è trapelata nonostante ieri, come tutte le domeniche dalla fine della fase “calda” della crisi, non sia stato diramato alcun bollettino dai vertici della Regione. In serata, poi, è scattato l’allarme a Gorgoglione, dove la donna avrebbe prestato servizio in una famiglia per i «19 giorni» precedenti. Così il sindaco, Carmine Nigro, avrebbe disposto l’isolamento, in attesa dell’esito dei tamponi che dovrebbero essere effettuati oggi stesso, di una ventina di persone che sono state in contatto con la badante. Oltre alla chiusura di un paio di attività commerciali in cui è stato accertato il passaggio della donna.

Facile trovare delle somiglianze tra quest’ultimo caso e quanto accaduto a Moliterno all’inizio di luglio, con altre due badanti moldave (tuttora ricoverate al San Carlo di Potenza), che in quell’occasione vennero lasciate ad assistere un’anziana del posto, contagiata e deceduta a distanza di qualche giorno, anche dopo l’esito positivo del tampone. Un episodio che ha spinto il primo cittadino del comune valdagrino, Giuseppe Tancredi, ha emettere una nuova ordinanza che introduce il censimento obbligatorio di tutti i nuovi arrivi in paese fino al prossimo «15 settembre».

Diversa invece, almeno all’apparenza, la situazione a Castronuovo. «I familiari della signora per la quale la donna avrebbe dovuto lavorare – ha dichiarato il sindaco Antonio Bulfaro – mi hanno assicurato che non sono entrati in contatto con la donna, che già prima di effettuare il test era stata messa precauzionalmente in isolamento e che ora è in quarantena, monitorata, in una casa nel centro storico. L’esito del tampone è arrivato sabato. La signora è asintomatica e stiamo verificando se sia arrivata da noi accompagnata da un’altra persona. Abbiamo attivato il protocollo».

Per tutta la giornata di ieri, però, ad attrarre le principali attenzioni della politica era stata ancora una volta la vicenda dei 100 richiedenti asilo, perlopiù tunisini, arrivati a Ferrandina da Porto Empedocle, dove erano stati sistemati temporaneamente in seguito allo sbarco a Lampedusa.

Nei prossimi giorni, infatti, dal momento che l’ex Hotel Old West sarebbe idoneo ad ospitare solo 50 persone, la metà di loro dovrebbe essere ulteriormente smistata in altre strutture lucane, per completare i 14 giorni di quarantena previsti anche in caso di esito negativo dei test. Poi c’è da capire dove indirizzare anche 12 minorenni non accompagnati che farebbero parte del gruppo e non sarebbero mai dovuti salire sugli autobus da Porto Empedocle.

Molto, ad ogni modo, dipenderà dall’esito dei tamponi disposti dall’Ufficio igiene dell’Azienda sanitaria di Matera a riscontro di quelli, con esito negativo, a cui sarebbero stati già tutti sottoposti a Porto Empedocle, dopo i test rapidi, sempre negativi, effettuati sulla banchina di Lampedusa, ma smentiti clamorosamente, poco più tardi di due settimane fa, con la scoperta del focolaio tra un primo gruppo di richiedenti asilo trasferito in Basilicata. Quello costituito da una sessantina di cittadini di nazionalità bengalese.

Se verrà confermata la negatività al covid dei 100 nuovi arrivati è evidente che la loro ridistribuzione potrà avvenire senza troppi problemi. Altra storia se invece dovesse scoprirsi la presenza del virus tra loro. Perché a quel punto, in assenza di centri attrezzati, ogni trasferimento non farebbe altro che aumentare il rischio di propagare ulteriormente il contagio in regione.

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