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“LA SANITÀ PRIVATA LUCANA È A UN PASSO DAL CROLLO…”

POTENZA – Sui tetti di spesa della sanità va trovata «una rapida soluzione concordata ed equilibrata della situazione che consenta di evitare l’immediata interruzione delle prestazioni sanitarie e il contestuale licenziamento del personale addetto».

È quanto chiedono alcune strutture accreditate private, che dopo le quasi quotidiane tensioni con la Regione, chiamano in causa i prefetti, prospettando una situazione emergenziale e di allarme sociale. I titolari delle strutture della specialistica ambulatoriale hanno infatti scritto al prefetto di Potenza, Michele Campanaro, e al prefetto di Matera, Sante Copponi, «chiedendo di convocare le strutture private, la Regione Basilicata, l’Asp Potenza e l’Asm Matera per verificare ogni possibile soluzione della vicenda relativa all’emergenza sanitaria determinata dai tetti di spesa assegnate alle strutture».

SANITÀ PRIVATA LUCANA A RISCHIO CROLLO, LE RICHIESTE

Le strutture sanitarie che hanno sottoscritto la richiesta – quelle sostanzialmente già bloccate – «ritengono di dover rappresentare ai prefetti di Potenza e Matera la situazione di grave rischio per la salute pubblica, per i livelli occupazionali e per l’ordine sociale – spiegano -, creatasi a seguito di due delibere della Regione Basilicata recanti la fissazione dei cosiddetti “tetti di spesa” da assegnare alle strutture accreditate». Le strutture firmatarie della richiesta ai prefetti sono quelle che alla data di emanazione delle delibere hanno “scoperto” di non avere “tetto” e dovrebbero bloccare l’erogazione di prestazioni specialistiche a carico del Servizio sanitario nazionale.

«Si tratta di prestazioni cardiologiche, oncologiche, pneumologiche, urologiche, oculistiche, ginecologiche, endocrinologiche, etc… – evidenziano in una nota – oltre che esami di medicina di laboratorio, esami diagnostico strumentali – Tac, Rm, Rx – prestazioni fisioterapiche».

Le strutture si attendevano, da parte della Regione Basilicata, «una determinazione dei tetti tempestiva (auspicabile a fine anno 2021 o ad inizio anno 2022) che tenesse conto della complessità della situazione e dei fabbisogni sanitari emersi nel corso degli anni così come previsto dalle norme di legge». E, invece, sottolineano, «del tutto inaspettatamente, senza alcun preavviso istruttorio e senza alcun confronto preliminare con le associazioni di categoria, la Regione il 2 agosto ha adottato le delibere facendo riferimento ai tetti del 2014 (otto anni fa!). Ma, cosa grave – aggiungono -, i tetti di spesa sono stati determinati facendo riferimento ad un criterio che non riflette in alcun modo la realtà sanitaria attuale».

SANITÀ PRIVATA A RISCHIO CROLLO, LE CONSEGUENZE DEI RITARDI

Le strutture private accreditate elencano anche le possibile conseguenze di questa situazione. «Per far fronte all’incremento di domanda di prestazioni specialistiche accumulatesi nel corso dell’emergenza Covid e ridurre le liste di attesa, le Aziende sanitarie locali, nel corso dell’anno 2022 e tuttora, hanno richiesto e continuano a richiedere alle strutture private – tramite il sistema di prenotazione unico regionale (Cup) – prestazioni specialistiche, per soddisfare la domanda dei cittadini. Ciò ha fatto sì che molte strutture convenzionate hanno erogato (già da anni e in special modo nell’ultimo biennio) volumi di prestazioni che oggi risulterebbero sorprendentemente aver già esaurito il tetto di spesa assegnato retroattivamente ed illegittimamente ad agosto con le delibere. Ora – proseguono -, l’Asp ha addirittura incaricato l’ufficio legale di procedere al recupero delle prestazioni erogate nel corso degli anni, in eccesso rispetto al tetto rideterminato retroattivamente. La situazione è così precipitata».

I titolari delle strutture private ricordano che «nella delibera regionale 487/2022 si riportano 218.875 prestazioni specialistiche ambulatoriali da recuperare fino al 31 dicembre 2022. Questo dato, riportato dalla stessa Regione Basilicata, deve intendersi ancora più allarmante in vista dell’interruzione improvvisa nell’erogazione di prestazioni da parte delle strutture private convenzionate. (…) È del tutto comprensibile e ragionevole – proseguono – ritenere che al venir meno della produzione di prestazioni specialistiche, corrisponda l’esubero degli operatori sanitari e degli addetti impiegati dalle strutture. Altrettanto ragionevole è prefigurare le giustificabili tensioni di questi ultimi per la perdita del proprio lavoro e dei pazienti che si vedranno interrompere le cure in corso e disdire le prenotazioni già confermate».

«UNA SITUAZIONE CHE CREA ALLARME SOCIALE»

«È indiscutibile che tale situazione ha creato un rilevantissimo allarme sociale – sottolineano le strutture privati -. (…) In tale contesto non si riesce neanche ad immaginare cosa possa succedere se costretti a dover chiamare l’utenza già prenotata fino a dicembre. (…) Incredibile, di fronte a tutto ciò -concludono -, è la mancata presa di coscienza della Regione Basilicata che sembra voler proseguire con ulteriori provvedimenti ad aggravare, se possibile, l’emergenza che già, in concreto, sta precipitando rapidamente».

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