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Da un lato la Cgil chiede l’apertura di un tavolo per confrontarsi sulle necessità del 118 e su una riorganizzazione “non più procrastinabile”. Dall’altro la Uil per la quale parlare di “un 118 che non funziona è sbagliato e fuorviante ma certo si può fare di più”. Sono le due facce della medaglia quelle che descrivono Sandra Guglielmi della segreteria della Fp Cgil di Potenza da un lato e Raffaele Pisani della segreteria della Uil Fpl dall’altro.

“Numerose sono state le richieste della Fp Cgil affinché fosse riaperto un tavolo specifico sul 118 per discutere di una riorganizzazione del servizio ormai non più procrastinabile. Carenza di personale, chiusura di postazioni per impossibilità di garantire la turnazione, insufficienza di mezzi e utilizzo improprio degli stessi per trasporto di pazienti tra ospedali, inadeguatezza delle attuali microaree, necessità di maggiore formazione, scarsità di materiali” ricorda la Cgil con la Guglielmi.

“Le ultime classifiche rinvenienti da un’indagine di cittadinanza attiva porrebbero la Basilicata all’ultimo posto in Italia per tempistica intercorrente dalla chiamata al 118 all’arrivo del mezzo sul luogo del soccorso. Un dato preoccupante che conferma, se ce ne fosse ulteriore necessità, che le nostre preoccupazioni erano e sono fondate e che serva intervenire con urgenza. Sono 33 i minuti di attesa medi in una regione orograficamente difficile e afflitta da gravi carenze infrastrutturali della rete viaria. Una tempistica quasi doppia rispetto ai 18 minuti previsti a livello nazionale e compresi nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) daltimer virtuale in cui l’infermiere di centrale operativa risponde ad un utente a quando il mezzo di soccorso, se il triage identifica l’evento come codice giallo o rosso, deve raggiungere il luogo dell’evento. E’ incontrovertibile che 33 minuti siano una tempistica eccessiva che mette da un lato a rischio il diritto sulla salute dei lucani e pone, dall’altro, gli stessi operatori nelle condizioni di dover operare in potenziali situazioni di maggiore complessità di intervento, nonché li mette a rischio di dover rispondere di eventuali imputazioni per presunte negligenze professionali. Crediamo sia necessario ridisegnare anzitutto la geografia del Dipartimento Emergenza Urgenza, aumentando le postazioni attuali, ripensando le aree in cui sono allocate, superando l’attuale sistema a microaree che ha mostrato tutte le sue falle, e anzitutto implementando l’organico. Soprattutto negli ultimi tempi è sempre più frequente constatare la chiusura temporanea di postazioni India (ambulanze senza medico) per carenza di personale, così come la mancanza di personale medico sulle Mike, che frequentemente comporta l’operatività di svariate postazioni territoriali di soccorso che dovrebbero essere medicalizzate come ambulanze infermieristiche. Questo perché manca anche il contingente minimo di personale. Non possiamo tralasciare, altresì, che la situazione ideale sui mezzi di soccorso non medicalizzati dovrebbe essere non di due, ma di tre unità (infermiere, autista e soccorritore), al fine di dotare ogni singolo equipaggio di capacità gestionale autonoma dell’intervento” continua la Cgil.

“A tutto ciò, si aggiunga la carenza che spesso si verifica dei materiali necessari all’espletamento delle funzioni per cui il sistema è preposto, a causa, presumibilmente, di procedure di approvvigionamento non ben codificate e percorsi non uniformati nelle varie aree della regione. Come Fp Cgil riteniamo imprescindibile l’apertura urgente, e non più rinviabile, di un tavolo di confronto regionale con l’Azienda sanitaria di Potenza”.

Dalla Uil toni diversi ma identiche necessità di affrontare il problema. La Uil sottolinea la necessità urgente di istituire le automediche e spiega: “Tra i punti fondamentali per una eccellente riorganizzazione, alla luce della drammatica carenza di medici che c’è e dello scarso numero di domande pervenute per frequentare il corso MET (Medicina dell’Emergenza Territoriale), indetto dalla Regione Basilicata, vi è la istituzione delle automediche in sostituzione delle ambulanze medicalizzate, in base ai medici in organico ed in base alle aree. Unica iniezione di nuovi mezzi sul territorio, ovvero di veicoli leggeri veloci, da utilizzare per gli spostamenti rapidi del medico. Inoltre, sarebbe auspicabile nella riprogrammazione del “118”, una definizione di aree e non più di postazioni territoriali, per identificare gli ambiti di intervento delle automediche e delle ambulanze con infermieri specializzati a bordo e, infine, un investimento sul personale, sia infermieristico (attraverso programmi adeguati di formazione), sia medico (con la stabilizzazione dei “centodiciottisti”) e sia tecnico/autista (con il riconoscimento della figura dell’autista soccorritore). In concreto, a parere della UIL FPL, le attuali ambulanze di 1° livello (Ambulanza avanzata di Primo Soccorso con Autista soccorritore e Infermiere) dovrebbero continuare a occupare le sedi attuali. Le ambulanze di 4° livello (Ambulanza Avanzata con Autista soccorritore, Infermiere e Medico), dovrebbero diventare ambulanze di 1° livello, affinché i medici possano essere impiegati a bordo di automediche di 2° livello (con a bordo Infermiere e Medico) intese sia come ambulanze medicalizzate, sia come veicoli leggeri veloci, attrezzati per il trasporto dell’equipe medica da un evento all’altro, senza una sede fissa di stazionamento, muovendosi ciascuna sul territorio di competenza assegnato, secondo un principio di “reazione a catena”. Solo in questo modo si potrà garantire una “copertura” omogenea del territorio senza “scoperture” e in tempi brevi”.

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