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Per il Fadoi, Federazione dei medici internisti ospedalieri, evitabile un terzo dei ricoveri. In Basilicata il 67% dei reparti ospedalieri della Basilicata registra un tasso di occupazione dei posti letto che va oltre il 100%


Il 67% dei reparti ospedalieri della Basilicata registra un tasso di occupazione dei posti letto che va oltre il 100%: il dato emerge da uno studio del Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, condotta tra marzo e aprile.

REPARTI OSPEDALIERI IN BASILICATA

Nello specifico, secondo il Fadoi, nessuna unità operativa degli ospedali della Basilicata ha un tasso di utilizzo inferiore al 50 per cento: tuttavia mentre un reparto su tre occupa tra il 70 e il 100 per cento dei letti a disposizione, appunto il 67 per cento è in condizioni di sovraffollamento. In questa scenario, la Basilicata ha registrato anche il fenomeno dei “ricoveri impropri”, a causa di una difficoltà di presa in carico dei servizi territoriali nei quali si sarebbe evidenziato, secondo il Fadoi, un numero basso di medici di famiglia che invece hanno un numero molto elevato di pazienti da seguire. Secondo il Fadoi inoltre un ricovero su tre poteva essere evitato. Il problema in questo caso si anniderebbe nella poca prevenzione: un vaso di Pandora, visto che secondo il Fadoi in Basilicata c’è anche il più basso finanziamento pubblico d’Europa per la prevenzione.

LA RIFORMA DELLA SANITÀ IN BASILICATA

In questa situazione la riforma della sanità allenta il passo: secondo l’indagine una volta dimessi dagli ospedali, di ogni tre pazienti lucani uno torna a casa senza nessuna presa in carico da parte dei servizi territoriali o dallo stesso ospedale. Uno ha assistenza domiciliare, un altro sceglie strutture diverse da quelle che l’hanno preso in carico la prima volta. Quanto alle Case di Comunità e agli Ospedali di Comunità, fulcro della riforma sanitaria, secondo il Fadoi sei medici internisti su dieci ritengono che in Basilicata potrebbero essere ridotti del 66% il numero dei ricoveri utilizzando le prime.

DISMISSIONI

Più in generale, per i medici il 25% dei ricoverati potrebbe essere dimesso più rapidamente se queste nuove strutture intermedie fossero ben funzionanti. Ma, stando ai dati del monitoraggio dell’Osservatorio Gimbe sul Servizio sanitario nazionale, su 19 Case di comunità previste, in Basilicata nessuna ha alcun servizio dichiarato attivo. E non è diversa la situazione lucana sugli Ospedali di comunità: sui cinque previsti nessuno avrebbe servizi attivi. Una situazione che riflette la condizione generale di un Paese dove la sanità arranca. I reparti di Medicina interna degli ospedali italiani sono quelli che assistono quasi la metà dei ricoverati, in particolare anziani e cronici con comorbilità.

CURE COMPLESSE

Pazienti che necessitano di cure sempre più complesse, che richiederebbero adeguate dotazioni di letti e personale. Ma oltre la metà delle medicine interne (58%) è in overbooking e l’85,6% denuncia carenze croniche di personale. Questo mentre circa un terzo dei ricoveri potrebbe essere evitato con una migliore presa in carico dei servizi sanitari territoriali e se si facesse più prevenzione. Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, ha svolto questa indagine su 216 unità operative sparse in tutte le regioni.

MEDICINE INTERNE E SOTTOUTILIZZAZIONE DEI POSTI LETTO

Nelle Medicine interne si può dire che la sottoutilizzazione dei posti letto sia un fenomeno inesistente: appena lo 0,46% delle unità operative ha un tasso di utilizzo inferiore al 50% e lo 0,93% tra il 51 e il 71%. Ma mentre il 40,28% dei reparti occupa tra il 70 e il 100% dei letti a disposizione, il 58,33% va appunto in “overbooking”, con oltre il 100% dei letti occupati. Ciò significa poi avere pazienti assistiti perfino su una lettiga in corridoio, con un solo separé a garantire la privacy.

CARENZA DI PERSONALE

Ad acuire il tutto c’è poi la carenza di personale, riscontrata nell’85,65% dei casi. Pochi letti e ancor meno personale: la situazione potrebbe essere più gestibile se si potessero evitare i ricoveri impropri, frutto di una difficoltà di presa in carico dei servizi territoriali, basati su servizi di assistenza domiciliare, reparti di post acuzie e lungo degenza, ma in larga parte sulla rete dei medici di famiglia, anche loro sempre meno numerosi, con un numero elevato di pazienti. Mediamente, spiega l’indagine, un ricovero su quattro potrebbe essere evitato con una rete di assistenza territoriale adeguata.

REPARTI LETTO

Nel 32,87% dei reparti i letti che si sarebbero potuti liberare sono tra il 10 e il 20% del totale, nel 37% dei casi tra il 21 e il 30%, mentre nel 18,98% dei reparti si sarebbero potuti evitare tra il 31 e il 40% dei ricoveri con una migliore presa in carico del territorio. Percentuale che sale a oltre il 40% nel 6,02% delle unità operative, collocate soprattutto al Sud.

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