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La settimana scorso 70mila tonnellate di prodotto estero approdate al porto di Bari. Quarto: «Puntare sulle cooperative»

Erano vent’anni che non si assisteva a un rischio default del settore cerealicolo come quello attuale con le ultime proiezioni delle quotazioni di borsa che annunciano ribassi fino a 17 euro a quintale, cifre che non ne coprono assolutamente i costi, anche con produzioni superiori alla media. Ovviamente si tratta di una manovra speculativa che trova una falsa giustificazione nel fatto che il prodotto contenga una bassa quantità di proteine. Altri alibi produttivi tuttavia influenzano le trattative di queste ore come quello secondo il quale elevate quantità di produzione per ettaro, a parere di commercianti e industriali, rimpinguerebbero abbondantemente le basse quotazioni. Una manovra speculativa che danneggia ancora una volta tutto il ‘Made in Italy’ ed ovviamente il lavoro dei produttori agricoli lucani. Questi ultimi, in questi giorni, stanno stoccando il prodotto ritirandolo dal mercato in attesa di tempi migliori. Il tutto a discapito degli ignari consumatori che non sanno di consumare prodotti cerealicoli, prima tra tutti la pasta, derivanti da quelle 70.000 tonnellate di grano estero che la settimana scorsa sono giunte su tre navi al porto di Bari.

«Da questo contesto e dall’inaffidabilità degli interlocutori acquirenti – spiega il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – è scaturita la necessità, in casa Coldiretti, di definire un progetto innovativo di filiera governato direttamente dal produttore attraverso le aggregazioni di prodotto (cooperative) per ridurre progressivamente la dipendenza dall’estero, qualificando pane e pasta italiani con l’individuazione obbligatoria in etichetta dell’origine del grano e per cercare di contenere la volatilità dei prezzi. Coldiretti, forza amica della società, a fronte di una mancanza di trasparenza di etichettatura, avverte i consumatori di scegliere paste locali, fatte da cooperative di produttori agricoli locali e con grani duri lucani, in quanto la pasta che generalmente si trova sui scaffali dei supermercati ha poco di italiano. Nel frattempo, oltre allo stoccaggio, Coldiretti partendo dai progetti di filiera finanziati con la precedente programmazione sta rafforzando gli stessi dando valore alla giusta distribuzione della catena economica di prodotti agroalimentari perseguendo, comunque, l’estenuante battaglia al fine di ottenere una legislazione trasparente che dia certezza ai consumatori dell’origine della materia prima». 

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