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MATERA – La campagna di vaccinazione nei presìdi del Materano, sta segnando il passo, con un deciso rallentamento negli hub di Stigliano, Tinchi di Pisticci e Policoro, quindi è necessario un immediato rilancio, per ottimizzare la buona disponibilità di dosi e la presenza comunque garantita (e pagata) di personale medico e patramedico.


A denunciarlo sono i vertici regionali del Tribunale dei diritti del malato, secondo i quali negli ultimi dieci giorni la media dei vaccinati nei tre presìdi del Materano si aggirerebbe su 3-5 somministrazioni. Va un po’ meglio nel presidio di Matera, ma i numeri sono comunque bassi, da qui la proposta dell’organismo di tutela dei cittadini: «Sarebbe quantomai opportuno -sottolineano dal Tdm- procedere con un immediato anticipo delle vaccinazioni al personale scolastico, già calendarizzate dal 16 settembre, quindi ampiamente dopo l’apertura delle scuole.

Perché non approfittare di questi periodi di vuoto per chiamare a vaccino docenti e personale scolastico? Si ovvierebbe a due disagi: da una parte il ritardo della partenza dal 16, considerando che in regioni vicine come la Puglia, la campagna vaccinale è già in corso, dall’altra si sfrutterebbe appieno la disponibilità del personale sanitario in questi hub che, com’è noto, costano circa 800 euro a postazione, che comunque vengono corrisposti al personale, a fronte della disponibilità che viene garantita. O si vaccinano in 100, o in 5, insomma, l’hub ha comunque i suoi costi fissi, che andrebbero ottimizzati in base alle disponibilità».


È di ieri la notizia, che gli insegnanti refrattari alla vaccinazione, dopo 5 giorni di assenza saranno sospesi dal servizio, quindi da qui a qualche giorno potrebbe aprirsi anche in Basilicata un nuovo fronte di crisi nella resistenza al Covid.
Il Tdm, poi, pone l’accento anche su un’altra criticità, ovvero la vaccinazione del personale medico, che nel Materano farebbe segnare un vuoto del 30%: «Numeri ancora troppo alti -rimarcano dal Tdm- non si può accettare, che chi ha a che fare con i malati non si vaccini, quindi si deve procedere subito alla sospensione dal servizio di chi si ostina a non immunizzarsi».

Per la verità nell’Asm è già in corso una campagna di sospensione o riutilizzo del personale lontano da ambulatori e luoghi di contatto diretto con i pazienti, ma probabilmente non è ancora sufficiente. In merito a questo dato, si registra la posizione del sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri, che a “La Stampa” ha dichiarato: «Questa è l’ultima chiamata alle vaccinazioni. -ha detto- Se entro il 15 settembre non avremo superato la soglia dell’80% di popolazione che ha avviato il percorso di immunizzazione, dovremo valutare la possibilità di una forma di obbligo».


Per quanto riguarda l’eventuale obbligo, aggiunge: «Vediamo nelle prossime settimane quale soglia di vaccinazioni riusciremo a raggiungere, ma dai dati delle ospedalizzazioni, si potrebbero andare a toccare solo le fasce d’età che rischiano di più. Qualcuno ha parlato di over 50, ma io andrei a proteggere chi ha più di 40 anni. Non possiamo continuare a rallentare il lavoro ordinario degli ospedali. È assurdo pensare di dover lasciare ancora indietro tutti quei malati che non hanno il Covid, ma aspettano delle cure. Quello dei due terzi -sottolinea Sileri in merito all’immunità di gregge- era un obiettivo fissato in base alle caratteristiche del virus originario, ma con la variante Delta, che si è rivelata molto più contagiosa, dovremo salire all’80% della popolazione. Forse anche qualcosa di più».

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