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Pietro Quinto

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POTENZA – Non sarebbe stato lui, ex direttore generale dell’Azienda sanitaria di Matera e imputato nel processo “Sanitopoli”, a far saltare la fila per il vaccino anti covid 19 al presidente del collegio incaricato di decidere sul suo processo. Come pure alla consorte di costui. Chi sia stato davvero, quindi, resterebbe un giallo di difficile soluzione.

È quanto sostiene Piero Quinto che ieri ha voluto replicare alle rivelazioni apparse sull’edizione di ieri del Quotidiano del Sud a proposito degli accertamenti effettuati dal Consiglio superiore della Magistratura sul presidente facente funzioni del Tribunale di Matera, Gaetano Catalani. Accertamenti partiti, a giugno, su una serie di intercettazioni dalle quali è emersa la vicenda del vaccino somministrato ad aprile 2020 a giudice e consorte, benché residenti fuori regione. Come pure la triangolazione ad alto rischio tra Catalani e l’ex assessore regionale alle Infrastrutture, Carmine Castelgrande (Pd), e tra quest’ultimo e un altro imputato di spicco del processo sui concorsi truccati nella sanità lucana. Vale a dire l’ex governatore Marcello Pittella, poi assolto da tutte le accuse.

Nella bozza di delibera trasmessa nei giorni scorsi dalla I commissione al plenum del Csm, proponendo il trasferimento d’ufficio di Catalani per incompatibilità ambientale, il nome di Quinto compare diverse volte. Stando alle indagini compiute dalla procura di Catanzaro, infatti, sarebbe stato lui a fornire al presidente dell’Ordine degli avvocati di Matera, Ferdinando Izzo, le informazioni chieste a quest’ultimo da Catalani sulla possibilità di accedere alle vaccinazioni pur essendo residenti fuori regione. In una delle giornate di somministrazioni senza prenotazione organizzate dalle aziende sanitarie lucane per rilanciare la campagna di immunizzazione.

Al Quotidiano, quindi, Quindi ha confermato la circostanza della telefonata ricevuta da Izzo e delle informazioni richieste, ma ha negato di essere stato a conoscenza che l’interessato fosse un giudice. O meglio, il “suo” giudice. Come pure di averlo effettivamente accompagnato, l’indomani, nel punto di vaccinazione, secondo quanto ricostruito dal Csm sulla scorta dei tabulati telefonici di Izzo, e di un’intercettazione telefonica in cui la moglie di Catalani racconta alla figlia l’accaduto («non abbiamo fatto nessuna coda…..perché il direttore generale della Asl hai capito? È venuto a prenderci… Hai capito? Nessuno la sa questa cosa, evitiamo di dirla in giro»).

Di fronte ai membri della I commissione del Csm, il presidente facente funzioni del Tribunale di Matera si era difeso «escludendo di essere stato mai conoscenza del rapporto esistente tra l’avvocato Izzo e il dottor Quinto, effettivamente imputato nel processo “Sanitopoli”, osservando che egli credeva che l’avvocato Izzo si fosse rivolto alla dottoressa Pulvirenti (Sabrina, ndr), commissario straordinario della Asl (attuale direttore generale)».

Nella delibera trasmessa al plenum del Csm, ad ogni modo, si sostiene che «poco rileva se sia stato effettivamente il dottor Quinto ad acconsentire alla vaccinazione di Catalani e consorte o addirittura se sia stato lui o meno ad accompagnarli per saltare la fila». Perché a rilevare sarebbe solo «che il dottor Catalani ha espressamente richiesto un favore per sé e per sua moglie, ottenendolo, e non solo lo ha richiesto tramite il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati, ma lo ha richiesto alla stessa azienda sanitaria nell’ambito della quale erano maturati i fatti oggetto del processo che egli stava celebrando, e la vicenda è stata quanto meno oggetto di conoscenza da parte di uno dei principali imputati del processo». Anche su questo, però, Quinto dissente.

«Effettivamente una domenica sera mi chiamo l’avvocato Izzo per chiedermi un’informazione». Ha spiegato al Quotidiano l’ex dg dell’Asm, che dopo la vicenda giudiziaria è tornato al suo vecchio ufficio di direttore delle Attività amministrative e del Provveditorato della medesima Asm.

«Con Izzo vi è un rapporto di amicizia datato negli anni, e l’informazione richiestami – ha proseguito Quinto – era appunto relativa al cosiddetto “open day” che consentiva a chiunque di sottoporsi alla vaccinazione alla senza alcuna prenotazione. Mi chiese questa informazione e io sebbene non segua in azienda questo tipo di questioni gli risposi che era abbastanza semplice. Bastava recarsi il giorno successivo in uno qualsiasi dei centri di vaccinazione della provincia».

«Non feci all’avvocato Izzo – ha aggiunto – alcuna domanda su chi dovesse vaccinarsi o perché mi fosse stata rivolta questa richiesta. Gli diedi soltanto questa informazione. Peraltro nei giorni precedenti l’avvocato Izzo era stato anche molto attivo nell’interloquire con la Asl, di questo pure mi fece cenno nella nostra conversazione, per consentire a magistrati e avvocati di potersi vaccinare in maniera prioritaria per non sospendere le attività di udienza. Quindi aveva interloquito anche, credo epistolarmente, con l’azienda sanitaria. Pertanto il «dg» che avrebbe accompagnato i coniugi Catalani a sottoporsi alla vaccinazione non posso essere io. Sia perché io non ero più direttore generale da luglio del 2018, sia perché non li ho accompagnati io».

Quinto ha riservato un’ultima considerazione anche all’esito del processo sui concorsi truccati nella sanità, che il collegio presieduto da Catalani a dicembre dell’anno scorso ha chiuso con 7 condanne e 12 assoluzioni. «Io sono stato condannato, sebbene assolto per una serie di fatti non più previsti dalla legge come reato, e prosciolto per altri caduti già davanti al gup, per concorso morale in falso ideologico». «Ovviamente ho appellato». Ha aggiunto l’ex dg, per cui il collegio Catalani ha stabilito una pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione. «Ma anche la procura di Matera, nell’appellare altre assoluzioni –sostiene Quinto –, evidenzia in maniera chiarissima che la mia condotta era tutt’altro che integrante il reato».

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