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Il Tribunale di Matera

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Battute finali nel processo alla presunta banda di spacciatori di droga scoperta a Matera nel 2016.

CONDANNE per 117 anni e sette mesi di reclusione suddivisi tra 14 imputati. Sono queste le richieste del pm dell’Antimafia di Potenza, Annagloria Piccininni, su cui dovrà esprimersi il Tribunale di Matera, nel processo agli spacciatori della Matera “bene”.
Ieri mattina si sono conclude le arringhe dei difensori e l’udienza è stata aggiornata all’11 aprile del 2024 per eventuali repliche del pm e la decisione.

A rischiare la pena più alta, 12 anni di reclusione, sono i materani Nicola Stasi, Pasquale Cifarelli e Mariglen Kerkuru. Si è fermata a 10 anni, invece, la richiesta del pm per il marocchino Morchid Bouchaib, da anni residente a Lavello, che nel 2018 venne arrestato dopo la scoperta di una tonnellata di hashish che nascondeva all’interno dell’impresa di un insospettabile agricoltore. E 10 anni rischiano anche i materani Giuseppe Montemurro, Vito Domenico Paolicelli, Angelo Lorusso, Antonio Largo e Nicola Pisciotta.

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L’accusa più pesante nei confronti di Cifarelli, Pisciotta, Kerkuru, Bouchaib e altri imputati come Giuseppe Rondinone, è quella di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Accusa su cui il pm non ha fatto passo indietro nonostante l’assoluzione già concessa ad altri imputati che avevano optato per il rito abbreviato.

I giri di droga al vaglio del Tribunale di Matera erano venuti alla luce nel 2016, dagli accertamenti avviati su una serie misteriosa di attentati incendiari. Durante le indagini sono stati sequestrati nell’azienda di un imprenditore, a Castellaneta, 400 chili di hashish, 40 di marijuana e uno di eroina, che avrebbe custodito per uno spacciatore di Santeramo in Colle.

Nell’inchiesta, denominata “Rosso di sera”, sono finiti anche i presunti rivali dell’associazione a delinquere presa di mira dagli inquirenti dell’Antimafia di Potenza. Sono rimasti sullo sfondo, invece, i possibili legami con clan mafiosi pugliesi.

Tra le accuse al materano Stati compaiono anche due tentati danneggiamenti sventati soltanto grazie all’intervento tempestivo degli inquirenti. Il primo, un attentato incendiario, ai danni delle auto in uso a un dirigente aziendale, il secondo ai danni di bar, dove il progetto prevedeva l’utilizzo dell’esplosivo

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