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Operazione congiunta di carabinieri e guardia di finanza

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MATERA – In un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza e condotta dai comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza di Matera 18 persone sono state arrestate (12 condotte in carcere e altre 6 ai domiciliari) per traffico di droga e investimenti illeciti nel settore agricolo nella zona della costa jonica.

LA SCHEDA: TUTTI I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE

Le misure sono state eseguite dai militari delle rispettive compagnie di Policoro. Altre sei persone sono state sottoposte a obblighi di dimora. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Potenza, su richiesta della Dda.

Gli indagati, a vario titolo, sono ritenuti responsabili di aver fatto parte di un’associazione specializzata nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, hashish e marijuana, oltre che accusati di trasferimento fraudolento di valori, auto-riciclaggio, estorsione e incendio. Il Gip ha, invece, rigettato la contestazione di associazione mafiosa richiesta dalla Procura.

L’ organizzazione criminale materana avrebbe avuto un diretto collegamento con le cosche della Calabria, in particolare con il clan Abbruzzese, a cui sarebbero stati molto legati i fratelli Solimando.

Tra gli aspetti più inquietanti, la capacità dell’organizzazione di riciclare il denaro incassato con il narcotraffico, pari anche a diversi milioni di euro, in attività produttive del settore agricolo, condizionando di fatto il mercato regionale. I fratelli Giacomo e Filippo Solimando avrebbero avuto il ruolo principale, delegando le attività a Benito Arone, mentre il riciclaggio avveniva grazie all’interessamento dell’azienda agricola di De Pascalis, tra le più importanti del Materano, al punto da essere diventata una realtà economica di grande rilievo.

Il sodalizio criminale individuato è operante nella zona del Metapontino, principalmente nei Comuni di Policoro, Scanzano Jonico, Colobraro, Tursi, Valsinni e Bernalda. Impegnati oltre 150 militari, con la collaborazione di unità cinofile del nucleo dell’Arma di Tito Scalo (Potenza) e della compagnia delle fiamme gialle di Matera e con il supporto di un elicottero della Guardia di finanza della sezione aerea di Bari. Sono state interessate le province di Matera, Cosenza, Varese, Catanzaro, Parma, Milano e Brindisi.

Dall’inchiesta emerge un contesto di evidente influenza della criminalità organizzata. Intanto, il giro di droga riguardava diversi comuni in provincia di Matera: Policoro, Scanzano ]onico, Colobraro, Valsinni, Bernalda e Tursi, quindi si abbinavano anche diversi altri reati quali estorsione, incendio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed impiego di denaro di provenienza illecita.

Oltre alle 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari, altre sei persone sono state sottoposte all’ obbligo di dimora nel comune di residenza.

Le piazze di spaccio della droga

Ricostruite anche le piazza di spaccio della droga:

  • La piazza colobrarese-valsinese era gestita direttamente da Lorenzo Modarelli che si avvaleva di Daniele Altieri;
  • la piazza novasirese con Lorenzo Modarelli che gestiva lo smercio della marijuana coltivata;
  • la piazza bernaldese, nella quale Modarelli si serviva anche di Emanuele Favale per cedere notevoli quantitativi di marijuana ad acquirenti della zona;
  • la piazza policorese, faceva riferimento ad Benito Arone, in stretta collaborazione con Antonio Bevilacqua, la cui abitazione rappresentava una vera e propria base logistica in cui avveniva taglio e confezionamento della sostanza. Il successivo stoccaggio poi avveniva in altri luoghi. lontani dalle abitazioni, in depositi temporanei dislocati lungo le strade interne, in determinati punti contraddistinti da segnaletica stradale o da alberi, tali da poter essere raggiunti per  il prelievo e la consegna;
  • la piazza scanzanese faceva riferimento a Giovanni Bruno (coadiuvato dai corrieri Marco Bruno e Daniele Tutino) e Giuseppe Saccone (coadiuvato dalla compagna Antonella Astrella).

I canali di arrivo della droga

Diversi i canali di approvvigionamento del sodalizio (Puglia, Calabria, Campania e Albania), ma anche da produzione in proprio attraverso la coltivazione di vasti appezzamenti su cui veniva impiantata cannabis.

Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, circa 7 chilogrammi di marijuana. 230 grammi di cocaina e 640 grammi di hashish, nonché di un’area di 10.000 metri quadri adibita alla coltivazione di marijuana con circa 1000 piante di cannabis a dimora e 300 essiccate.

Le intimidazioni agli imprenditori

E’ stato, poi, possibile fare piena luce, inoltre, su due incendi ed un episodio estorsivo nei confronti di un’azienda agricola. Nel primo incendio avvenuto a Policoro nella notte del 19 agosto 2015 sono state interessate tre autovetture in uso ai fratelli Leone, imprenditori nel settore dell’ortofrutta. Il secondo incendio riguardava proprio l’azienda agricola di Aldo De Pascalis, avvenuto a Scanzano Jonico nella notte dei 13 febbraio 2019. e che interessò circa 3000 contenitori in plastica per la raccolta della frutta ed alcuni motori delle celle frigorifere vicine al punto d’incendio. L’autore avrebbe agito a scopo vendicativo, essendo stato escluso dall’ azienda per i contratti del trasporto della frutta.

Gli affari in agricoltura

Il riciclo del denaro in agricoltura sarebbe avvenuto, come detto, grazie all’azienda di De Pascalis (con il sequestro di due aziende nel provvedimento di oggi) che avrebbe utilizzato i soldi del narcotraffico per l’acquisto di prodotti poi etichettati e rivenduti come propri, passandoli come produzione tipica. La società con i fratelli Solimando avrebbe anche permesso di acquistare terreni, immobili e attrezzature, condizionando il mercato.

Secondo gli inquirenti, si sarebbe trattato di una vera e propria attività commerciale, consentendo all’imprenditore di ottenere significativi utili che sono stati nuovamente immessi nel ciclo aziendale. Nelle varie campagne agricole, infatti, specie per le fragole, sarebbero stati impiegati tra il 2013 e il 2019 somme di denaro pari a 3,9 milioni di euro che non sarebbero transitati dal conto corrente aziendale.

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