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L’artista giapponese si è spento a 90 anni nella sua casa di Milano: era molto legato alla Città dei Sassi, tanto da donarle alcune opere di pregio

MATERA – «Il maestro Azuma ci ha lasciati. È un grande lutto per il mondo dell’arte. Un grande dolore anche per me e per tutti noi».

 E’ la direttrice del Polo museale della Basilicata, Marta Ragozzino, ad aver dato tra i primi la notizia della morte dell’autore della famosa Goccia di Palazzo Lanfranchi-piazzetta Pascoli.

 Aveva novant’anni come Dario Fo e, come lui, viveva a Milano. «L’abbiamo ricordato nel pomeriggio al museo -scrive la Ragozzino sul suo profilo Facebook- in questa giornata del contemporaneo dedicata alla memoria di artisti liberi che hanno reso il mondo migliore». Kengiro Azuma arrivò a Matera nell’estate del 2010, grazie alla retrospettiva curata da Peppino Appella nelle chiese rupestri con La Scaletta. Simbolo di quella bella mostra fu la Goccia, o meglio “Mu 765”, collocata davanti al Museo e la Regione Basilicata riuscì ad acquisire per la città, il Musma, la Fondazione Zetema.

 «Ora questa goccia fa parte del nostro paesaggio mentale e culturale -prosegue Ragozzino- e oggi era bello vedere un bambino che ne abbracciava la sferica forma. Azuma aveva detto: “Molte mie sculture riprendono la forma della goccia d’acqua … La goccia quando si stacca da una gronda o da una foglia assume una forma bellissima, perfettamente bilanciata tra la sfericità della gravità e la parte allungata verso il cielo. Eppure questo stato è tanto rapido da risultare invisibile all’occhio umano. In un attimo nasce e in un attimo svanisce. E così è la nostra vita. In un attimo nasciamo, in un attimo la vita ci abbandona. La goccia cade a terra, viene assorbita, evapora, sale verso il cielo, si condensa e ritorna goccia. Nella goccia c’è il ciclo della vita”. La Goccia di Azuma si chiama Mu, che vuol dire vuoto. Ci mancherà molto il piccolo saggio scultore zen dal dolcissimo sorriso».

 Anche il Musma ricorda il maestro Azuma, partendo dalle numerose opere donate al Museo della scultura, a partire da uno dei tre cancelli di ingresso, il cancello Porta della vita, installato nel 2010, perfetta sintesi della sua filosofia artistica. Nato il 12 marzo 1926 a Yamagata, in Giappone, si arruola come kamikaze a 19 anni, ma il giorno in cui è pronto a sacrificarsi per la patria e per l’imperatore gli americani lanciano la bomba su Hiroshima. Forte è la delusione del giovane Azuma, che deciderà da quel momento di dedicare la sua vita all’arte. Nel 1956 arriva a Milano; a Brera frequenta per 4 anni i corsi di Marino Marini del quale, dopo il diploma, diventa assistente personale fino al 1979. «La scomparsa di Kengiro Azuma -ha commentato il Presidente della Fondazione Zetema Raffaello De Ruggieri- rappresenta la perdita amara di una personalità dell’arte legata a Matera da vincoli di vissuta amicizia e di partecipata cultura. Azuma, infatti, nelle sue frequentazioni materane aveva registrato l’energia scatenante della città, ricavando forti valori di emozioni e di ispirazione. Matera ha perduto così un altro autorevole compagno di viaggio nel suo percorso di costruzione di città culturale, in vista dell’imminente 2019». Cordoglio anche dal Circolo “La Scaletta”, che ricorda i fecondi rapporti di collaborazione e di arricchimento culturale con l’artista. «Accanto alla forza dirompente delle sue Opere -ricordano dal Circolo- Azuma ha donato i valori sinceri della sua amicizia e del suo profondo amore per Matera.

 Azuma era stato colpito dalla sacralità dei luoghi, tanto da trasferirla nella sua aggiornata tessitura scultorea. Vi è stato un incredibile matrimonio tra la densità ispiratrice di Matera e il nuovo percorso creativo del maestro».

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