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La denuncia della Cgil sui commissari della sanità in apertura dell'edizione del 23 gennaio 2018

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POTENZA – Ci sono anche le accuse del direttore del reparto di Medicina nucleare del Crob di Rionero, Giovanni Storto, tra le contestazioni di cui il pm, Valeria Farina Valaori, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione, nell’ambito inchiesta sul commissariamento delle aziende sanitarie lucane, deciso a gennaio del 2018 dall’ex giunta Pittella.

Storto aveva denunciato per calunnia e diffamazione nei suoi confronti l’ex direttore amministrativo del Crob, Giovanni Chiarelli, lauriota e fedelissimo dell’allora governatore. Lo stesso Chiarelli che in quella tornata di nomine venne promosso a commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Potenza al posto di Giovanni Bochicchio, nominato a sua volta alla guida del Crob (unica azienda non commissariata). Mentre l’allora direttore generale del centro oncologico regionale, Giuseppe Cugno, entrato in contrasto con Chiarelli proprio per la vicenda del primario di medicina nucleare, fu l’unico non confermato dei vertici dell’epoca della sanità lucana.

Il pm ha giudicato legittime le lamentele espresse pubblicamente da Chiarelli sull’acquisto di alcuni farmaci effettuato dal reparto di Storto, che nei mesi precedenti si era lamentato a sua volta pubblicamente dell’operato dell’allora direttore amministrativo e dei ritardi nelle forniture.
In particolare, secondo il magistrato, sarebbe stata doverosa la segnalazione, da parte di Chiarelli, del possibile conflitto di interessi tra il primario e il fratello, consigliere di amministrazione di una delle ditte farmaceutiche che fornivano i farmaci in questione. Pertanto sarebbe stata legittima anche la minaccia, poi realizzatasi, della sua sospensione dall’incarico di capo del dipartimento di Clinical governance e servizi dell’innovazione (in seguito soppresso dal nuovo atto aziendale). Né «l’omessa allegazione di alcuni documenti», che scagionavano Storto, può essere «sufficiente a ritenere calunniosa o diffamatoria» la relazione di 170 pagine inviata da Chiarelli al collegio di disciplina, che poi di fatto avrebbe avrebbe cestinato il tutto come mere illazioni.

L’allora direttore amministrativo del Crob, in altri termini, sarebbe stato sinceramente convinto «in quel frangente e in quel particolare contesto» dell’esistenza di quel possibile conflitto d’interessi, o inconsapevole di arrecare un «male ingiusto» a Storto.
Intanto sono già al vaglio delle difese dei membri dell’ex giunta gli atti alla base delle contestazioni per cui il pm ha chiesto il rinvio a giudizio, e il gup ha già disposto una prima udienza il prossimo 2 ottobre. A partire dall’abuso d’ufficio che sarebbe stato commesso per la nomina dell’ex direttore generale del San Carlo, Rocco Maglietta, come commissario della stessa azienda ospedaliera. Nonostante il suo avvenuto pensionamento.

Come prima prova dell’accusa compare, in particolare, l’esposto del segretario regionale della Cgil, Angelo Summa, che a gennaio del 2018 segnalò alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti quanto appena avvenuto col commissariamento di San Carlo, Asp e Asm.
Da qui partirono, infatti, le verifiche condotte dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Municipale e della Squadra mobile del capoluogo che individuarono la nomina di Maglietta un procedimento «pesantemente condizionato dalla ferma volontà del vertice politico, e in particolare del presidente della giunta regionale, di preporre alla gestione (…) una persona di sua fiducia». Il tutto, stando proprio ai sospetti messi nero su bianco da Summa e recepiti dagli inquirenti, per avere alla guida della principale azienda sanitaria lucana qualcuno che assecondasse «i desiderata politici nel conferimento degli incarichi ospedalieri».

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