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Dora Lagreca

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“Archiviare il caso”, i pm liquidano come un suicidio la morte di Dora Lagreca caduta dal balcone a Potenza nell’ottobre 2021

POTENZA – La procura di Potenza ha chiesto l’archiviazione dell’indagine aperta sulla morte di Dora Lagreca, la trentenne di Montesano sulla Marcellana precipitata nella notte tra l’otto e il nove ottobre del 2021, a Potenza, dal balcone della mansarda in cui abitava assieme al fidanzato, l’oggi 31enne Antonio Capasso. Lo stesso Capasso che era finito sul registro degli indagati con l’accusa di istigazione al suicidio.

Il pm Chiara Guerriero e il procuratore Francesco Curcio hanno chiuso così, avvalorando la tesi di un gesto autolesionista della trentenne, gli accertamenti avviati su quanto accaduto dopo una serata tra amici. Nei giorni scorsi, però, i familiari di Lagreca, avrebbero già presentato una formale opposizione alla richiesta di archiviazione attraverso il loro legale, Renivaldo Lagreca. A breve, quindi, dovrebbe essere fissata un’udienza davanti al gip per discutere dei dubbi dei familiari e valutare, in alternativa all’archiviazione, un’imputazione coatta di Capasso o la riapertura delle indagini per effettuare ulteriori accertamenti.

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LA PROCURA VUOLE ARCHIVIARE LA MORTE DI DORA LAGRECA COME SUICIDIO MA LA FAMIGLIA SI OPPONE

«Siamo fiduciosi che giustizia verrà fatta». Così al Quotidiano del Sud l’avvocato Lagreca, che ha preferito non entrare nel merito dei rilievi alle indagini effettuate. Anche se i dubbi di familiari e amici della 30enne erano apparsi evidenti già nei giorni successivi alla tragedia, quando gli inquirenti hanno ipotizzato una semplice istigazione al suicidio da parte di Capasso, e hanno calibrato gli accertamenti successivi su questa ipotesi investigativa. Senza considerare neanche per un secondo la possibilità che la caduta sia stata causata, in maniera più o meno volontaria, da un atto violento compiuto dall’allora 29enne ai danni della fidanzata.

Di fronte al gip dovrebbe comparire anche il difensore di Capasso, l’avvocato Mimmo Stigliani, che ha sostenuto sin dal primo momento l’innocenza del suo assistito ripetendo all’infinito la sua versione dei fatti. Ovvero che Lagreca si sarebbe lanciata dal balconcino della mansarda nel quartiere di Parco Aurora al culmine di una discussione per motivi di gelosia con Capasso, che avrebbe cercato di fermarla senza tuttavia riuscirci.

LA RICOSTRUZIONE DELL’EX FIDANZATO PRESENTE LA NOTTE DELLA MORTE DI DORA LAGRECA

«È stata una questione di attimi. Il mio assistito non ha avuto neanche il tempo di comprendere cosa stesse succedendo». Questa la spiegazione fornita in lungo e in largo da Stigliani, quando il caso ha finito per attrarre anche l’attenzione di tv e rotocalchi nazionali.

Ai carabinieri, che l’hanno interrogato per mezza giornata subito dopo l’arrivo dei soccorsi, Capasso aveva raccontato che Lagreca si era lanciata nel vuoto seminuda (indosso aveva soltanto gli slip, ndr) perché stava per fare la doccia. Per questo l’aveva coperta con la sua camicia dopo averla raggiunta nel punto in cui era precipitata, in attesa dell’arrivo del 118.

In seguito il 29enne, di mestiere operatore socio sanitario, aveva optato per il silenzio con giornalisti e curiosi impegnati a ricostruire l’accaduto. Mentre Stigliani, aveva stigmatizzato la pubblicazione di «continue ricostruzioni fantasiose e non rispondenti al vero» e «continue ricostruzioni fantasiose e non rispondenti al vero», riservandosi azioni legali a tutela della dignità, e della serenità, del suo assisto e dei suoi familiari.

LE INFORMAZIONI RICAVATE DALL’AUTOPSIA

Stando a quanto ricostruito attraverso l’autopsia Lagreca avrebbe battuto violentemente la testa contro un’antenna posizionata su uno dei balconi del palazzo, al primo piano. Di qui l’emorragia «massiva», a causa della rottura di un’arteria, che ne ha provocato il decesso a distanza di un paio d’ore dalla caduta mentre i sanitari dell’ospedale del San Carlo provavano a rianimarla.
Oltre all’emorragia l’autopsia aveva rilevato anche «lesioni multiple».

L’avvocato della famiglia della trentenne, però, aveva evidenziato anche il distacco di un’unghia in gel, ritrovata all’interno dell’appartamento, da un dito della mano destra. Stessa mano su cui gli anatomopatologi nominati dalla Procura della Repubblica di Potenza, Aldo di Fazio e Biagio Solarino, avevano rilevato una lesione e «un’ecchimosi superficiale» la cui datazione sarebbe potuta essere antecedente alla caduta dal terrazzo.

L’autopsia aveva fatto emergere anche la presenza di un tasso alcolemico piuttosto alto nel sangue della ragazza, che potrebbe essere stato causa di una perdita di equilibrio o di lucidità.

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