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POTENZA – Due settimane dopo il padre anche il figlio, due volte finalista alle olimpiadi negli 800 metri.
E’ Donato Sabia la 15esima vittima del coronavirus in Basilicata.

La notizia della sua morte (LEGGI) è rimbalzata, ieri mattina, da Potenza agli angoli più remoti d’Italia, dove in tanti hanno coltivato per anni l’ammirazione per le sue imprese sportive.

Il 56enne Sabia, dipendente comunale che l’anno scorso era stato a lungo in predicato per una candidatura a sindaco col Movimento 5 stelle, era stato ricoverato al San Carlo il 26 marzo, lo stesso giorno in cui si è spento il padre, contagiato a sua volta. Poi è entrato in terapia intensiva dove è rimasto a lottare tra la vita e la morte fino a quando il suo cuore non ha retto più.

Commentando l’accaduto il governatore Vito Bardi ha parlato di un «momento molto triste per la Basilicata tutta», ma oltre alle condoglianze ai familiari di Sabia ha voluto rivolgere: «un sentito e partecipato ringraziamento ai medici e al personale tutto della terapia intensiva dell’ospedale San Carlo di Potenza». Un gesto distensivo per provare a spegnere sul nascere qualsiasi tentativo di colpevolizzazione.

La morte del campione amato da tutti, infatti, è arrivata proprio quando parevano essersi chiuse le ferite aperte nel capoluogo, nei giorni scorsi, dalla perdita di un imprenditore molto conosciuto come Palmiro Parisi e del blogger Antonio Nicastro. Due casi segnati dalle accuse per i tamponi effettuati in ritardo.

Sulla vicenda di Nicastro, poi, si è aperta anche un’inchiesta giudiziaria per cui oggi era stata già fissata l’autopsia sulla salma. Solo che nelle ultime ore l’effettuazione dell’esame sarebbe stata messa a rischio a causa delle restrizioni sanitarie imposte dall’assenza di una sala al San Carlo attrezzata contro il rischio biologico.

«Dietro ogni professionalità – ha aggiunto il governatore – ci sono persone dal cuore grande che si stanno prendendo cura dei nostri malati, con il massimo della dedizione e della partecipazione umana».

Ieri l’ennesimo caso di ritardo nei tamponi è stato denunciato dalla Uilm, per cui «qualche giorno fa sono risultati positivi al covid 19 alcuni cittadini della Provincia di Potenza», e «si è risaliti alla “filiera” degli stretti rapporti da cui è emerso che altri cittadini potevano aver contratto il virus».

«In realtà tra gli stretti contatti – prosegue il sindacato – è emersa la situazione preoccupante di una signora che, dopo alcune peripezie, è stata sottoposta a tampone; da quel momento in poi sono passati già 5 giorni senza che le fosse comunicato l’esito del tampone e la signora ad oggi vive uno stato patologico preoccupante – febbre alta e tosse -».
«Ci chiediamo dunque come è possibile e come è organizzata tutta la struttura sanitaria all’interno della nostra regione se dopo 5 giorni e con tali sintomi non è possibile conoscere l’esito del tampone; esito necessario per attivare le procedure necessarie a salvare la vita della signora».

Stando al bollettino diffuso ieri a mezzogiorno dalla Regione sono stati 136 i tamponi processati martedì, 37 in più di lunedì quando a causa della carenza di reagenti il loro numero ha toccato i minimi da un paio di settimane a questa parte.

Solo 6 i nuovi contagi registrati, tra i quali il primo a Lauria, confermando la tendenza dei giorni scorsi.

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