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Il cerino adesso passa nelle mani dell’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa. E’ a lui che ieri il presidente della Regione Vito Bardi ha inviato una richiesta scritta per ottenere chiarimenti secondo quanto previsto dall’articolo 15 della legge regionale 1/2020 di riordino della disciplina dell’Arpab. L’articolo cui fa riferimento il Governatore, in particolare, riguarda le attività di controllo e vigilanza che il dipartimento all’Ambiente deve svolgere nei confronti dell’Agenzia regionale.

In particolare al comma A dell’articolo 3, si specifica che si possono «Disporre, su richiesta della giunta, ispezioni, accessi e verifiche presso gli uffici dell’Arpab». All’attività di controllo fanno riferimento anche gli articoli 17 e 18 della legge n.11 del 14 luglio 2006 che conferma anche il potere di vigilanza sulle attività dell’Arpab.


Al silenzio di questi giorni, nonostante il coro di proteste arrivato non solo da mondo politico, il presidente della Regione Vito Bardi, replica con un atto interno che lascia che a sbrogliare la matassa e a mettere un punto sulla vicenda sia adesso l’assessore Gianni Rosa.


Toccherà a lui esercitare le funzioni che gli vengono riconosciute dalla legge, chiarendo al tempo stesso una vicenda nata sui social, dove Antonio Tisci aveva postato un commento su Gino Strada, e trasformata in poche ore in una grana politica a tutti gli effetti, scoppiata a ferragosto fra le mani dei vertici della Regione, a cominciare dal presidente Vito Bardi, tirato per la giacca da più parti.
Da più parti, come già pubblicato ieri dal Quotidiano, si sta nel frattempo procedendo con la richiesta di accesso agli atti relativi alla nomina di Tisci alla direzione dell’Arpab.


A non placarsi sono anche le reazioni di chi sottolinea che il ruolo pubblico svolto dal dirigente imponesse un profilo diverso e un approccio più istituzionale.


««Mors non omnia solvit…per esempio se sei stato un catanghese e giravi con una chiave inglese per spaccare la testa di chi non la pensava come te e non te ne sei mai pentito, non basterà nè una vita intera nè una morte per scontare questa colpa». Era stata questa la frase apparsa sul profilo Facebook di Tisci che aveva commentato la morte di Gino Strada, chirurgo e fondatore di Emergency. Nel testo si faceva riferimento al passato nel movimento studentesco di Strada. I catanghesi, così venivano definiti negli anni ‘70, erano i componenti del servizio d’ordine che si occupavano del regolare svolgimento dei cortei e che erano stati coinvolti anche in scontri per evitare svolte violente delle manifestazioni.


Alle reazioni seguite nelle ore successive alla pubblicazione, lo stesso Tisci aveva risposto con un ulteriore post nel quale, tra l’altro, aveva replicato: «Io rispondo delle mie azioni e delle mie parole, non di quelle che i dementi hanno capito e nelle mie parole non c’è e non ci sarà nessuna parola di gioia per la morte di nessuno ma solo di chiara condanna storica per la violenza politica.


In anni di attività politica – aveva aggiunto – non ho mai attaccato un avversario politico come persona ma solo contestato le cose che ha detto, discussione sulle idee non attacco alle persone». Un intervento, il suo, nel quale aveva anche parlato di minacce di morte giunte alle sue figlie, che aveva registrato la solidarietà del web tra cui quella dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno che in un post aveva scritto: «Solidarietà. Un bacio alle piccole».

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