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Vanessa Scalera nei panni di Imma Tataranni

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POTENZA – Le storie di un giudice minorile tarantino al posto di Imma Tataranni e della sua Matera. Con un consulente speciale per la produzione come il presidente del Tribunale dei minorenni di Potenza, Valeria Montaruli.

Sono questi gli ingredienti della nuova serie pensata per inchiodare al teleschermo i tanti appassionati delle trame della scrittrice materana Mariolina Venezia.

Nei giorni scorsi le prime anticipazioni sono comparse su un mensile specializzato, Tivù, che ha annunciato il debutto della casa di produzione Anele srl, nota perlopiù per documentari e film già realizzati, «nel mondo della lunga serialità». Un debutto per conto delle reti Mediaset con «una storia originale tutta al femminile ideata da Mariolina Venezia», che vede come protagonista «una giudice minorile dal passato travagliato, che si trasferirà a Taranto per indagare su alcuni casi».

La conferma alle indiscrezioni è arrivata, un po’ a sorpresa, dal Consiglio superiore della magistratura, dove domani sarà al vaglio del plenum una bozza di delibera predisposta dalla I commissione, che è quella competente in materia di incompatibilità dei magistrati.

A portare il progetto della nuova serie all’attenzione dell’organo di autogoverno delle toghe, infatti, è stata la consulente “speciale” individuata da Venezia e dalla casa di produzione per rendere al meglio i meccanismi della giustizia per i più piccoli. Siano questi accusati di essersi macchiati di reati, o ritenuti meritevoli di tutela e protezione giuridica. Vale a dire il presidente del Tribunale dei minorenni di Potenza, Montaruli.

Al Csm è stato indicato il titolo provvisorio della serie, «Le tre cose in paradiso – Giudice Minorile», e specificato che l’oggetto della collaborazione dovrebbe essere una «consulenza anche telefonica» e la «supervisione della sceneggiatura». Mansioni per cui Montaruli dovrebbe ricevere una «somma complessiva di euro 2000 al lordo delle ritenute di legge e oltre Iva».

Nella bozza di delibera inviata al plenum, la I commissione riporta anche altre informazioni fornite da Anele srl, per cui la serie dovrebbe essere «articolata in 12 (dodici) episodi della durata di circa 50 (cinquanta) minuti ciascuno». Quindi Montaruli dovrà «prestare attività di consulenza editoriale relativamente alla serie durante la fase di scrittura degli elaborati, impegnandosi lei a collaborare, quale consulente, con la signora Maria Venezia e gli eventuali altri autori e la nostra società».

Quanto alla valutazione richiesta all’organo di autogoverno in merito alla collaborazione in questione, la commissione si mostra certa che vada inquadrata come «attività di creazione di opere dell’ingegno e di invenzioni industriali col relativo sfruttamento economico». Pertanto non sia soggetta ad «alcuna autorizzazione» e neppure alla «preventiva comunicazione» al Csm.

«L’attività di cui si chiede l’autorizzazione – evidenzia ancora il Csm – consisterebbe in un contributo di pura fantasia in relazione alla sceneggiatura di una fiction televisiva e, dunque, in una attività creativa di un’opera dell’ingegno, attività fisiologicamente collegata a quella di altri soggetti nell’ambito della collaborazione creativa finalizzata alla realizzazione di una fiction televisiva e, dunque, di un’opera complessa».

In altri termini questo tipo di «attività creative», benché retribuite, non rientrebbero nel divieto generale per i magistrati di «svolgere attività o atti di consulenza consistenti in prestazioni abitualmente fornite da liberi professionisti». Attività, queste ultime, riconducibili a «incarichi di vera e propria “consulenza”», come «la predisposizione di pareri pro veritate in materia giuridica», oppure «la valutazione delle questioni giuridiche e l’eventuale predisposizione di pareri nell’ambito di una Commissione contenziosa del Senato».

Di qui la proposta al plenum di prendere semplicemente atto dell’istanza di Montaruli senza darle alcun seguito.

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