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L’accordo di programma per la realizzazione del Piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia italiana è del marzo 2011. In quell’accordo erano già previste le linee di intervento per la diffusione del Sistema Notificazioni e Comunicazioni Telematiche Penali (SNT). Un anno dopo il Ministero di Giustizia comunicava urbi et orbi il prossimo rilascio di quel sistema e un breve periodo di sperimentazione prima di farlo entrare pienamente in funzione in tutt’Italia. Da lì a poco sarebbe stato emanato un decreto in forza del quale ci sarebbe dovuto essere il totale abbandono della modalità cartacea di invio delle notifiche e tutto sarebbe dovuto viaggiare mediante posta elettronica (certificata). Inutile dire che tutta l’operazione ad inizio 2013 era stata fermata e lo stesso direttore generale che aveva annunciato il “breve periodo di sperimentazione” nel 2012 lo ha ri-annunciato a settembre 2014.

Per farla breve, come ha ricordato bene qualche giorno fa Luigi Ferrarella sul Corriere, il promesso abbandono del cartaceo, con grandissimi ed evidentissimi risparmi, doveva infine avvenire entro il 15 dicembre 2014 per affidarsi completamente al tanto atteso Sistema Notificazioni e Comunicazioni Telematiche Penali. Ed invece indovinate cosa è successo. L’11 dicembre scorso il Ministero ha diramato una nuova circolare, a firma dello stesso direttore generale di cui sopra insieme ad un secondo direttore  generale, dalla quale si evince che anche dal 15 dicembre il tanto sbandierato uso del sistema di notifiche e comunicazioni telematiche per la giustizia penale sarà soltanto parziale. Insomma, la solita soluzione all’italiana. In base alla circolare, infatti, l’obbligo di notificazioni telematiche nel penale varrà soltanto nei casi in cui il presupposto dell’urgenza (una cosa normale adesso assume validità soltanto laddove qualcuno la rende urgente) sia ravvisato dal giudice e comunque questo varrà soltanto per le Procure della Repubblica e Generali, i Tribunali e Corti d’Appello e non potrà essere usato ancora per la Cassazione, le Procure dei minorenni, il Tribunale dei minorenni, i Tribunali di Sorveglianza, e gli Uffici dei Giudici di pace.

In piena era di Internet, la burocrazia che governa il funzionamento della giustizia italiana ancora dichiara che “il fax è sicuramente più affidabile del sistema delle notifiche telematiche perché SNT dipende  da diversi fattori esterni” come le reti su cui viaggiano i dati e quindi “non si può dare per certa l’assoluta affidabilità del sistema”. Mentre ci sono ormai tanti nativi digitali che non conoscono neanche la parola fax e sicuramente le imprese private non si sognano, ormai da diversi anni, di comunicare via fax, il Ministero della Giustizia italiano conclude che l’unica sicurezza di comunicazione ce la dà il fax. Alla faccia della dematerializzazione e dell’automazione del processo penale!

Questa vicenda, come purtroppo tante altre, mostra come la pubblica amministrazione italiana sia lenta e incapace di usare le innovazioni, nonostante l’Italia ha grandi capacità e competenze nel settore delle nuove tecnologie. Questo avviene forse anche perché è in gran parte in mano a vecchi brontosauri che non sanno pianificare e realizzare seri programmi di innovazione. Persone e strutture che tengono il Paese lontano dai flussi tecnologici che in tutto il mondo si stanno dimostrando efficaci ed economici e offrono ai cittadini servizi veloci ed efficienti. Situazioni come queste purtroppo sono prova evidente che i frequenti annunci del governo che raccontano di un Paese in marcia verso trasformazioni inarrestabili, sono soltanto modi di generare auto-suggestioni sociali che non trovano poi riscontro nella realtà quotidiana che noi tutti sperimentiamo. Auto-suggestioni che non diventando pratiche reali lasciano profonda delusione oltre a non permettere risparmi di spesa significativi che la dematerializzazione e la comunicazione digitale permetterebbero.

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