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Il procuratore capo Nicola Gratteri

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CATANZARO – La giunta sezionale dell’Associazione nazionale magistrati di Catanzaro ha espresso «solidarietà» al procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e ha chiesto «un intervento del Consiglio Superiore della Magistratura a tutela del Procuratore, che da decenni vive sotto scorta per il lavoro che svolge in Calabria contro l’’ndrangheta e i suoi favoreggiatori».

La posizione è stata assunta, come spiegato in una nota, «con riferimento all’articolo pubblicato sul quotidiano Il Riformista, dal titolo “Gratteri si accanisce contro Pittelli: non gli bastano due anni e mezzo di torture, senza prove lo vuole ancora in prigione” a firma di Piero Sansonetti».

La giunta sezionale dell’Anm evidenzia che «non sono accettabili, pur nella libertà di critica, le affermazioni in esso contenute, che si traducono in un’aggressione verbale violenta nei confronti del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, a fronte di un atto legittimo, quale la proposizione di un appello avverso un’ordinanza di sostituzione di una misura cautelare, atto firmato da tutti i colleghi titolari del procedimento cosiddetto Rinascita-Scott».

«L’autore del suddetto articolo – prosegue la nota – attaccando ripetutamente, con frasi offensive e non veritiere, il Procuratore dott. Nicola Gratteri, esprime altresì, in maniera non fraintendibile, l’idea che esista un collegamento tra la carriera in magistratura del Procuratore Nicola Gratteri e la crescita dell’’ndrangheta: con l’obiettivo di delegittimare il lavoro di un magistrato, al contrario, quotidianamente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, lotta condotta attraverso gli strumenti dell’ordinamento giudiziario».

La Giunta ritiene «non accettabile la campagna pressoché quotidiana portata avanti da ‘Il Riformista’ contro il Procuratore di Catanzaro».

La posizione della Camera Penale

La posizione di Pittelli continua a creare, comunque, diversità di vedute. La Camera Penale “Alfredo Cantafora” di Catanzaro ha espresso «sorpresa» e «allarme» per quella che definiscono una «disparità di trattamento tra accusa e difesa registrate nella fissazione degli appelli cautelari al Tribunale di Catanzaro». L’intervento arriva in relazione all’udienza, già fissata per marzo,  per l’esame dell’appello presentato dall’Ufficio di Procura avverso l’ordinanza che ha allentato i vincoli cautelari all’ex avvocato Giancarlo Pittelli.

In una missiva indirizzata al presidente del tribunale ordinario di Catanzaro, Rodolfo Palermo, e al presidente della seconda sezione Filippo Aragona, il presidente e il segretario della camera penale, gli avvocati Valerio Murgano e Francesco Iacopino, ricordano che Giancarlo Pittelli «è stato scarcerato a metà febbraio. Dunque, anche a voler ritenere “immediata” la presentazione del gravame da parte del P.M., il decreto di fissazione dell’udienza risulta emesso -eccezionalmente- nei
10 giorni dal deposito dell’appello e la relativa trattazione fissata insolitamente nei 20 giorni successivi. Si tratta di una tempistica totalmente disallineata rispetto ai ritmi di lavoro ai quali il Tribunale ci ha abituati».

Murgano e Iacopino ricordano che «gli appelli cautelari presentati dai difensori sono soggetti a intervalli temporali – quanto alla fissazione delle Udienze per la trattazione dei relativi ricorsi (senza considerare, poi, le ulteriori tempistiche per la decisione, a volte superiore ai due mesi) – di molto più dilatati. Ad oggi, risultano in attesa di fissazione appelli delle difese – si badi, in favore di soggetti sottoposti alla misura di massimo rigore – presentati a settembre 2021 e, dunque, pendenti da oltre sei mesi. Detta corsia preferenziale per gli appelli del requirente, allora, che la vicenda Pittelli ha portato in emersione, provoca disorientamento e stupore».

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