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Pasquale Motta

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NOCERA TERINESE – La Corte dei Conti li aveva condannati a risarcire il Comune, successivamente, però, in sede penale, la Cassazione li aveva invece assolti dall’accusa di essersi appropriati di soldi del Comune.

E così il Tribunale collegiale di Lamezia Terme (Giovanni Garofalo presidente, Salvatore Regasto relatore/estensore e Maria Concetta Pezzimenti) ha sospeso l’esecuzione forzata con conseguente pignoramento presso terzi nei confronti dell’ex sindaco di Nocera Terinese Pasquale Motta, dell’ex vice sindaco Antonio Grandinetti e dell’ex comandante della polizia municipale, Domenico Bruni, rappresentati e difesi dagli avvocati Cristina Manfredi-Gigliotti del Foro di Patti (ME) e Gaetano Nicotera del foro di Lamezia.

Il tribunale ha quindi definito una vertenza giudiziaria durata 4 lustri riguardante ex amministratori e funzionari per fatti amministrativi e contabili risalenti agli anni ’90, accogliendo la domanda dei tre ex amministratori noceresi, sospendendo l’ordinanza del giudice monocratico e l’esecuzione forzata, iniziata ‘sine titulo’ e, in particolare, come rilevato nell’ordinanza modificativa, per carenza del fumus boni juris, nonché rilevando il periculum in mora.

I protagonisti della vicenda erano stati condannati dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Calabria, al pagamento di notevoli somme di denaro in favore del Comune di Nocera Terinese nel 2010, secondo accuse dichiarate poi prive di fondatezza sia fattuale che giuridica, tanto che la Suprema Corte di Cassazione nel 2014 con le sentenze nn. 247/2014 e 45088/2015, aveva mandato assolti gli imputati, con formula ampiamente terminativa, perché il fatto non sussiste.

«Se la Corte dei Conti – ha commentato l’avvocato dei ricorrenti Cristina Manfredi-Gigliotti del foro di Patti (Me) – avesse avuto la pazienza di attendere l’esito del giudizio penale non si sarebbero sprecate tante risorse economiche e, soprattutto, si sarebbe commessa una ingiustizia di meno».

Va precisato che il provvedimento decisionale, contenente l’affermazione della responsabilità contabile ritenuta dalla Corte dei Conti, é stato emesso in tempi antecedenti (22 aprile 2010) rispetto a quello assolutorio del Supremo Collegio della Cassazione (27 febbraio 2014 e 14 ottobre 2015). La Suprema Corte ha posto il principio in base al quale, in ipotesi di presenza di due sentenze entrambe definitive ed entrambe contenenti statuizioni tra loro contrastanti (anzi, nel caso in rassegna, assolutamente collidenti), l’imperativo categorico è quello dell’applicazione della sentenza successiva.

Nel corso della lunga controversia, riguardante la giunta municipale dell’epoca, 5 componenti più il comandante della municipale (la metà degli imputati) avevano gettato la spugna rinunciando ad avere giustizia e risarcendo il comune di Nocera Terinese di somme non dovute (come stabilito in Cassazione in sede penale). Solo, invece, Pasquale Motta, Antonio Grandinetti e Domenico Bruni hanno continuato la battaglia legale.

Senonché, a latere del giudizio penale, la Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Calabria, radicando contro gli imputati procedimento contabile, era giunta alla conclusione della responsabilità contabile, ritenendo che i tre si fossero appropriati di somme di denaro gestendolo, inoltre, in modo illegittimo: da ciò era scaturita la condanna, per ciascuno dei tre, al pagamento di ingenti somme risarcitorie e riparatorie, confermata tale condanna, anche, dalla Sezione Prima Giurisdizionale Centrale-Roma.

Gli ex amministratori si erano scontrati anche con l’Organo straordinario di liquidazione del comune di Nocera Terinese, determinato ad incassare le somme statuite dalla Corte dei conti. I ricorrenti, invece, ritenevano tali somme non dovute.

Il provvedimento emesso dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme, in sede di reclamo avverso l’ordinanza adottata dal giudice monocratico dello stesso tribunale, in materia di esecuzione mobiliare, ha dunque dato ragione ai due ex amministratori e all’ex comandante della municipale.

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