X
<
>

L'inaugurazione dell'anno giudiziario del Distretto di Catanzaro

Condividi:
8 minuti per la lettura

Le relazioni del presidente vicario della Corte d’Appello Gabriella Reillo e del procuratore generale Giuseppe Lucantonio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Catanzaro. Rilievi alla riforma Cartabia

CATANZARO – «Purtroppo quanto manca alla politica sulla giustizia è una cultura di “sistema” che parta da dati concreti, rilevati nel territorio, e che si faccia carico di effettuare proiezioni di fattibilità, rispetto agli organici e alle dotazioni nonché alla conseguibilità degli obiettivi enunciati. Invece assistiamo a un affastellarsi di riforme che si susseguono senza che prima vengano verificati gli effetti della riforma precedente, nel perseguimento di meri effetti propagandistici».

Lo scrive il presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Catanzaro.

«Le riforme procedurali – prosegue Reillo – vengono rappresentate come quelle più incisive e determinanti per abbreviare i tempi di definizione dei procedimenti e assicurare un più equo contraddittorio. Ma se andiamo a vedere in concreto il rito non è risolutivo, come è resto evidente da quanto accaduto in questi anni e delle fortissime differenze di performance a livello territoriale. Non mi dilungherò sul contenuto della riforma Cartabia, che pure contiene norme apprezzabili, ma devo rilevare che anche questa riforma è permeata dall’illusione di ridurre i tempi processuali, civili e penali, attraverso una riduzione dei termini».

I rilievi alla riforma Cartabia

«Sembra non si si renda conto – sostiene il presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro – che i tempi processuali non sono ritardati da termini eccessivamente lunghi bensì dall’eccessivo carico giudiziario che si abbatte sulle Procure e sui Tribunali, dalle endemiche e rilevanti scoperture degli organici, dal collo di bottiglia che si verifica nelle Corti d’appello quanto a sopravvenienze e risorse per la loro evasione. E’ inoltre stata persa l’occasione di ristrutturare il rito alla luce della nuova prospettiva della giustizia digitale».

Nella relazione Reillo poi osserva: «Ugualmente nel settore penale la riduzione dei tempi per le indagini preliminari si scontra da un lato con l’elevato numero di fattispecie penali che unitamente al principio della obbligatorietà dell’azione penale scaricano sulle scrivanie dei pm centinaia di procedimenti al giorno, dall’altro con la complessità e gravita di vari reati che spesso, a prescindere dalla loro natura, necessitano di accertamenti istruttori specialistici e approfonditi. Ancora, con la previsione della improcedibilità in appello, istituto anch’esso fondato sulla riduzione dei termini, il legislatore ha riversato sulle spalle della magistratura la propria pavidità, non avendo avuto il coraggio di prevedere una seria depenalizzazione, atteso il dilagante populismo giustizialista.

Con la conseguenza che – rileva il presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro – l’improcedibilità si risolverà in una amnistia e per tutti i reati, anche quelli più gravi, qualora dovesse attribuirsi alla norma natura sostanziale, alla stregua degli orientamenti della giurisprudenza di legittimità e costituzionale. Sebbene vada dato atto che questa volta la propaganda è rivolta all’Europa e non più banalmente all’elettorato dei vari partiti, come avviene normalmente, non per questo possiamo tacere dell’incapacità della riforma di incidere sui problemi sostanziali della giustizia».

Anno giudiziario, la Procura di Vibo la più produttiva

«In controtendenza con il dato nazionale, preso gli uffici di Procura della Repubblica del Distretto si registra l’aumento del numero di sopravvenienze cui corrisponde una buona risposta in termini di capacità definitoria, superiore rispetto alle iscrizione. La Procura di Vibo Valentia – si legge poi nella relazione – presenta una notevolissima produttività, seconda solo a quella di Catanzaro, nonostante l’elevata scopertura di organico in rapporto alla forte presenza ‘ndranghetistica sul territorio e alla circostanza che la provincia di Vibo risulta essere quella con il più alto tasso di crimini violenti di tutto il territorio nazionale. Il dato purtroppo si invera nell’avvenuta commissione nello scorso anno, in quel circondario, di 17 reati di omicidio, consumato e tentato».

Anno giudiziario, i dati provincia per provincia

Questi i dati contenuti nella relazione del presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro: Procura di Catanzaro 17.471 procedimenti sopravvenuti, 17.934 definiti, 4.955 pendenti; Procura di Castrovillari 4.792 sopravvenuti, 4.114 definiti, 6.8569 pendenti; Procura di Cosenza 4.972 sopravvenuti, 4.941 definiti, 2.351 pendenti; Procura di Crotone 4.347 procedimenti con un tasso di smaltimento pari allo 0,8; Procura di Lamezia 5.955 sopravvenuti, 7.621 definiti, 3.116 pendenti; Procura di Paola 2.721 sopravvenuti, 2.133 definiti, 3.538 pendenti; Procura di Vibo Valentia 11.023 sopravvenuti, 17.178 definiti, 5.394 definiti.

Anno giudiziario, preoccupa aumento reati contro donne

«Va denunciato un allarmante aumento dei procedimenti riguardanti la violenza di genere» si legge ancora nella relazione del presidente vicario Reillo. «Solo nel circondario di Catanzaro – prosegue – i procedimenti iscritti nell’anno per stalking sono stati 126, rispetto ai 72 dell’anno precedente, e 214 per maltrattamenti in famiglia. Rispetto ai 93 dell’anno precedente. Dati che parlano da soli quanto alla gravità ed estensione del fenomeno soprattutto ove si consideri che lo stesso continua a rimanere in larga misura sommerso. Sono stati commessi due femminicidi nei circondari di Crotone e Vibo Valentia, sintomatici di un dramma epocale che va ben al di là del nostro Distretto ove si consideri che l’omicidio di donne da parte di ex partners rappresenta all’incirca la metà degli omicidi commessi in tutto il paese».

Anno giudiziario Catanzaro: «Piante organiche inadeguate»

«Relativamente alla dotazione organica dei magistrati, rimangono immutate le condizioni del passato: le piante organiche degli uffici del Distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate» sostiene ancora il presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro. «Gli aumenti di organici – scrive Reillo – rimangono sulla carta per mancata risposta agli interpelli o per il susseguirsi dei trasferimenti. La varianza resta singolarmente stabile: vi è simmetria tra nuovi ingressi di magistrati in prima destinazione e trasferimenti, il risultato è un movimento migratorio costante in uscita ed egualmente stabile in entrata di magistrati ordinari in tirocinio, con scarti temporali che creano rilevanti disfunzioni».

Anno giudiziario, «Perché chiudere Procura europea Catanzaro?»

«A parità di condizioni diverso trattamento?». Lo ha detto il procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto catanzarese, con riferimento alla recente soppressione della sede della Procura europea prevista inizialmente nel capoluogo calabrese.

«In data 19 gennaio – ha confermato Lucantonio – il ministero ha comunicato, dopo aver acquisito il parere favorevole del Csm, su proposta del procuratore europeo delegato, la soppressione della sede Eppo (Procura europea, ndr) di Catanzaro, accorpandola a quella di Roma, tanto in considerazione dei vari tentativi di copertura dei posti di procuratore europeo delegato di Catanzaro e in ragione delle notevoli difficoltà logistiche che i magistrati assegnati in altre sedi (Napoli e Palermo) avrebbero per raggiungere le strutture di Catanzaro e Reggio. Dunque essendo rimasti scoperti i posti Eppo di Catanzaro, e questo in ben due concorsi, si è eliminata la sede. Simili valutazioni sulle difficoltà logistiche – ha rilevato il procuratore generale di Catanzaro – non risultano effettuate – nonostante da anni segnalate – per le altre sedi giudiziarie, dove le scoperture e il turn over sono il pane quotidiano. A parità di condizioni diverso trattamento?».  

Lucantonio ha poi ulteriormente specificato: «Catanzaro è stata messa sotto l’egida di Roma perché forse a Roma è più facile arrivare perché si va in aereo. Ma se noi da anni evidenziamo questi problemi logistici e delle scoperture, allora – ha concluso il procuratore generale di Catanzaro – sono due le considerazioni: o questa Procura non serviva a niente oppure potranno essere soppresse – perché non ci sono domande – anche altre sedi giudiziarie perché ci sono poche domande di aspiranti legittimati».

Anno giudiziario Catanzaro, Lucantonio: «No a riforme con pezze a colori»

«La riforma della giustizia non si fa mettendo pezzi a colore”. Lo ha detto il procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto catanzarese. “Siamo stati bravi, abbiamo prodotto – ha esordito Lucantonio – più di quanto potevamo e soprattutto abbiamo dato riprova che siamo capaci di arrangiarci anche in situazioni impossibili. L’unico appunto da fare è la rassegnazione a doversi arrangiare che è una cosa intollerabile. Nel giro di 20 anni le norme processuali hanno avuto 196 modifiche, praticamente quasi una modifica ogni due mesi. Un minimo di organicità, sentiti non gli autorevoli scienziati ma quelli che ogni giorno vi lavorano, servirebbe. Bastava chiamare qualche giudice o qualche avvocato o qualche funzionario di cancelleria per sapere cosa serve.

Noi  – ha proseguito – non siamo in un posto in cui scaricando le colpe della giustizia si risolvono i problemi della democrazia. Chi ha frequentato le aule di giustizia e ha messo mano a queste riforme? Non lo so, io certo – ha rimarcato il procuratore generale di Catanzaro – non ci ho messo mano, qualche parolina l’ho detta e siamo riusciti a ottenere come procuratori generali un differimento delle norme transitorie, ma il problema è strutturale. Il problema è che la riforma della giustizia non si fa mettendo pezze a colori ogni volta, ma si fa cominciando a valutare le circoscrizioni giudiziarie in maniera seria».

Lucantonio: «La rassegnazione ci uccide»

Rivolgendosi al governo, al ministero della Giustizia e al Csm Lucantonio ha poi aggiunto: «la cosa che ci uccide è la rassegnazione. Fateci sperare per questo anno che qualcosa possa cambiare e avere qualcosa che possa consentire di amministrare meglio la giustizia: sono piccole cose ma che aiutano molto, soprattutto aiutano a spezzare la rassegnazione e l’amarezza. Una speranza per poter rivendicare l’orgoglio di questa terra spesso diffamata ma nella quale la maggior parte delle persone ha grandi valori. Consentiteci di amministrare la giustizia con un minimo di decoro e dignità, è quello che chiediamo con forza: non chiediamo denaro ma un aiuto per lavorare con decoro e per non lavorare arrangiandosi. Senza giustizia non c’è democrazia, non c’è libertà e non c’è speranza. Per il 2023 – ha concluso il procuratore generale di Catanzaro – abbiamo bisogno di un po’ meno cerimonie e di un po’ più di sostanza».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE