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Il luogo dell'omcidio

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LAMEZIA TERME – Rischia il terzo ergastolo (due sono divenuti definitivi) Marco Gallo, 37 anni, di Lamezia (quattro gli omicidi che gli vengono contestati, commessi fra il 2015 e il 2017, tra cui quello dell’avvocato Francesco Pagliuso, oltre a due condanne in primo grado a 30 anni per un altro omicidio e a 15 anni per associazione mafiosa): il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello, Luigi Maffia, ha, infatti, chiesto la conferma dell’ergastolo anche al processo di secondo grado per Gallo, perito elettrotecnico, passato da insospettabile killer a killer seriale, per l’omicidio dell’avvocato penalista Francesco Pagliuso. Gallo a dicembre 2021 era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Catanzaro (con esclusione dell’aggravante mafiosa), per l’uccisione dell’avvocato nella tarda serata del 9 agosto 2016. Contro Marco Gallo si sono costituite parti civili i familiari dell’avvocato, la Camera penale di Lamezia Terme e i comuni di Soveria Mannelli e di Lamezia Terme.

Le risultanze delle indagini sull’omicidio dell’avvocato, dunque, avevano retto nella sentenza di primo grado poi impugnata da Gallo. In particolare relativamente all’identificazione della Bmw che l’imputato avrebbe parcheggiato in un luogo non molto distante dall’abitazione della vittima (luogo del delitto) raggiunta da un podista che sarebbe stato identificato in Marco Gallo. I carabinieri riuscirono a individuare anche quel podista che fu immortalato dalle telecamere di videosorveglianza di un bar di via Marconi di Lamezia, nei pressi dell’abitazione di Pagliuso, e che la sera prima e la sera stessa del delitto fu ripreso a correre anche in orari anomali.

Secondo le accuse quel podista sarebbe stato il killer di Pagliuso che ha atteso l’avvocato nel giardino della sua abitazione, uccidendolo al posto di guida dell’auto del professionista. A giugno 2021, dal gup con il rito abbreviato, erano stati condannati all’ergastolo anche Pino e Luciano Scalise di Soveria Mannelli, ritenuti i capi dell’omonimo clan del Reventino, considerati i mandanti dell’omicidio dell’avvocato. A giugno 2023 la sentenza è stata parzialmente riformata in appello quando l’ergastolo è stata confermato solo per Luciano Scalise per un solo imputato. Per i giudici della prima sezione della Corte d’assise d’appello, l’ordine di uccidere l’avvocato Francesco Pagliuso sarebbe partito solo da Luciano Scalise, mentre Pino Scalise, padre di Luciano, per l’accusa di essere stato il mandante del delitto insieme al figlio, dopo l’ergastolo in primo grado in appello è stato poi assolto, stato condannato invece in appello a 20 anni di carcere per l’accusa di associazione mafiosa e a 3 anni, 10 mesi e 20 giorni per sequestro di persona contro l’avvocato, oltre ad essere assolto anche per violenza privata contro l’avvocato ucciso.

Nei confronti di Gallo, ritenuto il killer della cosca di Scalise, a gennaio scorso è stato inflitto un altro ergastolo definitivo dalla Cassazione anche per aver ucciso con cinque colpi di pistola la mattina del 24 giugno 2017 Gregorio Mezzatesta, di Soveria Mannelli (freddato in auto) dipendente delle Ferrovie della Calabria, ucciso per una vendetta trasversale secondo le tesi dell’accusa. Gli omicidi di Gregorio Mezzatesta e dell’avvocato Pagliuso sarebbero collegati fra loro e rientranti in una faida fra Domenico Mezzatesta e gli Scalise (Pagliuso avrebbe pagato con la vita i contrasti fra i gruppi dei Mezzatesta e degli Scalise e anche la difesa al processo di Domenico e Giovanni Mezzatesta). Gregorio Mezzatesta, era un amico dell’avvocato Pagliuso e i due omicidi avrebbero fatto parte di una spirale che si è dipanata partendo dal duplice omicidio Vescio – Iannazzo uccisi all’interno del bar del Reventino di Decollatura da Domenico Mezzatesta (fratello di Gregorio, che per gli inquirenti pagò con la vita le colpe del fratello) passando poi per gli omicidi di Daniele Scalise e Luigi Aiello.

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