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Il tavolo dei relatori

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CATANZARO – Nel pomeriggio del 19 novembre scorso si è tenuto presso la “Sala Avvocati”, della Corte d’Appello di Catanzaro l’incontro di studi in modalità mista, “di persona” e “da remoto”, organizzato dalla Associazione Italiana Giovani Avvocati di Catanzaro, dal titolo “Profili di tutela della famiglia nel sistema penitenziario”.

Il convegno è stato accreditato dall’Ordine forense distrettuale ed ha ottenuto la partnership de Il Sole 24 Ore. L’incontro ha attinto e preso spunto da una omonima pubblicazione scientifica – comparsa sulla Rivista “Archivio della nuova procedura penale”, fasc. 2/2018 – di Marco Grande avvocato, docente di Procedura penale e componente del consiglio direttivo dell’AIGA di Catanzaro, affiancato nella partecipazione all’evento da altri due relatori: il giudice Alessandro Bravin, presidente della I Sez. penale del Tribunale di Catanzaro, e Angela Paravati, direttore dell’Istituto penitenziario di Catanzaro.

Nei saluti istituzionali il presidente dell’Ordine distrettuale degli avvocati, Antonello Talerico ha avuto modo di complimentarsi per la serietà e la particolarità dell’iniziativa con l’associazione, invitandola a mettere a disposizione del Foro la registrazione del webinar nonché creare degli atti del convegno da pubblicare. Ha poi preso la parola il presidente nazionale AIGA che ha espresso tutto il suo entusiasmo per l’incontro, affermando che il tema trattato ha da sempre suscitato in lui un forte interesse tanto da indurlo a parlarne durante il suo insediamento, avvenuto proprio lo scorso mese. Ha portato i saluti e gli auguri del gruppo de Il Sole 24 ore, Matteo Maggiorese, responsabile di zona, auspicando una collaborazione sempre più serrata con AIGA Catanzaro, già iniziata a far tempo dal 2019.

Molto pertinenti e ben orchestrate sono state poi l’introduzione del presidente della sezione catanzarese dell’AIGA, Antonio Arnò, e la moderazione del vice vicario presidente Francesco Mancuso. L’avv. Arnò ha espresso la volontà di organizzare, nel prossimo futuro, ulteriori iniziative di cultura forense di simile tenore, affinché possano crearsi dei proficui tavoli di lavoro sempre più frequenti, promossi dalla giovane avvocatura catanzarese. L’avv. Mancuso ha introdotto l’evento, entrando in medias res, auspicando una sempre maggiore effettività nella tutela dei familiari del “ristretto”.

Il primo intervento è avvenuto ad opera dell’avv. Marco Grande che partendo dal concetto di “famiglia” ha tracciato una rassegna in chiave sistematica di tutte le forme di tutela previste dall’ordinamento penitenziario per i familiari del detenuto, segnalando le pronunce giurisprudenziali intervenute in argomento ed auspicando, in prospettiva di riforma, alcune soluzioni de iure condendo sia per uniformare la affine disciplina prevista in ambito cautelare con quella penitenziaria, affinché il legislatore preveda la stessa età del minore quale presupposto per evitare il carcere al genitore, da elevare a dieci anni per entrambe le fasi (oggi sei anni nel cautelare e dieci in fase esecutiva); sia per uniformare la figura del padre del minore a quella della madre. Infatti, il padre attualmente beneficia della deroga al carcere soltanto in caso di decesso o di assoluta impossibilità della madre.

Il giudice Bravin ha inteso focalizzare il suo intervento sulla delicata problematica della sessualità negli istituti di pena, tracciando una panoramica comparatistica e confrontando le discipline penitenziarie estere con quella del nostro sistema, prospettando alcuni possibili scenari riformistici, prendendo spunto proprio dagli altri sistemi. Il magistrato ha anche analizzato alcune decisioni giudiziarie peculiari in materia, commentandole ed inserendole nel seminato della tematica affrontata.

La direttrice Angela Paravati ha inteso esaminare l’argomento sotto l’angolatura del rapporto genitoriale, portando la sua esperienza diretta quale direttore d’istituto e illustrando molti aspetti non presenti nei testi normativi né all’interno delle decisioni giurisprudenziali. L’intervento di Paravati si è concretizzato in un vero e proprio “faro” puntato sulla “vita carceraria”.

In definitiva, è stata una proficua occasione di incontro e di riflessione ad ampio respiro, anche in base alle differenti esperienze e professionalità intervenute.

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