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Il campo da gioco del D'Ippolito di Lamezia Terme

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LAMEZIA TERME (CZ) – In un momento decisivo del campionato di serie D, il Lamezia Terme rischia di giocare in un altro stadio, addirittura fuori provincia (Vibo Valentia) a partire da domenica prossima nel derby calabrese contro il San Luca.

La società del presidente Felice Saladini, ha riconsegnato le chiavi dello stadio D’Ippolito visto che il gestore, la Vigor Lamezia Calcio, ha cessato l’attività. Ma il Comune cosa fa? Chiude lo stadio perché non ha personale per gestirlo ma, soprattutto, sbatte la porta in faccia alla maggiore squadra della città.

La questione nasce dal fatto che l’Fc Lamezia Terme finora si è accollata tutte le spese di manutenzione (manto erboso compreso) oltre che a riqualificarlo (spogliatoi compresi) con vari interventi, lo stadio così è tornato più vivibile oltre a essere più popolato vista la categoria e il campionato di vertice che sta disputando il Lamezia, che ora però non accetta più il fatto che debba sostenere spese che giovano solo ad altre squadre della città (che pagano solo il canone previsto per disputare la partita, circa 100 euro) che utilizzano la struttura in concomitanza con l’Fc Lamezia.

Insomma il Lamezia sostiene le spese, ma altre squadre di categorie inferiori sono autorizzate dal Comune a disputare le gare interne il giorno prima del Lamezia (quando invece potrebbero utilizzare il Rocco Riga e il Gianni Renda dotati di erba sintetica, per non gravare, appunto, il manto erboso naturale del D’Ippolito). Tra l’altro, secondo quanto si è appreso, più volte gli uffici comunali sono stati allertati sulle gravi condizioni del manto erboso dopo i tanti investimenti a spese della società del presidente Saladini, ma tutto ciò evidentemente non ha suscitato la preoccupazione dell’Amministrazione comunale e così la città rischia di vedere giocare la sua prima squadra di calcio fuori provincia.

La vicenda appare incomprensibile, oltre che grottesca, soprattutto se si pensa che Paolo Mascaro, prima di diventare sindaco, è stato per otto anni presidente della Vigor Lamezia gestore dello stadio D’Ippolito, per cui sa benissimo che fare due partite alla settimana (sabato e domenica) crea seri problemi al manto erboso naturale. Allora perché chiudere lo stadio costringendo la maggiore squadra della città a emigrare? La soluzione migliore è quella di chiudere una struttura, ostacolando quindi un progetto di crescita della città? Per quale ragione Lamezia Terme deve ancora rimanere vittima di “beghe paesane” e, soprattutto, mettere il bastone fra le ruote a progetti di crescita sportiva, sociale e culturale della città?

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